Juve, serve la Champions per Osimhen: cosa può succedere 

Con il quarto posto i bianconeri potranno aggredire il mercato senza aumento di capitale: tutti i dettagli
Filippo Bonsignore

TORINO - Due vittorie per completare la caccia al tesoro. Dopo un sentito “grazie” all’Atalanta per aver frenato la corsa della Roma, adesso tocca alla Juve: la vittoria della Dea sui giallorossi ha rimesso il destino nelle mani dei bianconeri cui ora basterà battere Udinese e Venezia per tagliare il traguardo della qualificazione alla prossima Champions League senza dipendere dai risultati delle concorrenti. L’occasione è troppo ghiotta per non essere sfruttata e la Signora non può farsela sfuggire di mano per dare un senso a una stagione disgraziata. Serve però la vera Juve, quella che poche volte si è vista in verità nel cammino costellato da troppi “bassi” e pochi “alti”, iniziato tra le più grandi aspettative con Thiago Motta ma miseramente naufragato già a metà marzo con il doppio rovescio con Atalanta e Fiorentina che ha aperto la porta a Igor Tudor come salvatore della patria.

La Champions è vitale

Il quarto posto è vitale, l’abbiamo ripetuto mille volte ormai, per il prestigio sportivo, perché la Champions è il luogo naturale dove competere per un club come la Juve, ma anche, e forse soprattutto in questo passaggio storico, per il bilancio. C’è un processo di risanamento dei conti che è ancora in corso e sta dando i primi frutti tangibili - il primo semestre dell’esercizio 2024/25 si chiude infatti con un utile di 16,9 milioni - e che ha come punto fermo proprio la presenza nella principale competizione europea. La differenza rispetto al primo semestre 2023/24, chiuso a -95,1 milioni, sta (quasi) tutta qui: l’anno scorso i bianconeri erano fuori dalle coppe a causa dell’esclusione decisa dalla Uefa e anche il bilancio è andato in sofferenza.  Alla Continassa non ci si aspettava certamente di doversi ridurre agli ultimi 180 minuti di campionato per arrivare a centrare l’obiettivo che, da minimo all’inizio, è diventato unico traguardo raggiungibile dopo l’impronosticabile piega negativa che ha preso la stagione, ma adesso bisogna sfruttare la chance di non dover dipendere dagli altri.


© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Calciomercato Juventus

I milioni in ballo per il mercato

C’è in palio un tesoro quantificabile in una forbice tra i 60 e gli 80 milioni: tanto vale essere tra le 36 elette che partecipano al maxi-girone di Champions. Con l’eliminazione patita ai playoff dal Psv Eindhoven, la Juve nell’edizione 2024/25, la prima con il nuovo format, ha incassato 63,5 milioni (18,62 milioni come bonus di partecipazione, 5 per la posizione in classifica al termine del girone, 8,4 come bonus per i risultati, 30,5 milioni come quota per mercato dei diritti tv e ranking, uno come bonus per i playoff) ma la corsa si è interrotta presto e i ricavi avrebbero potuto essere decisamente più consistenti raggiungendo i turni successivi oppure ottenendo risultati migliori nella prima fase. Numeri che testimoniano chiaramente quanto pesi il quarto posto. Con la Champions, l’azionista di maggioranza Exor non dovrebbe dare per forza corso all’aumento di capitale per massimi 110 milioni che servirebbe come scialuppa di salvataggio in caso di mancata qualificazione e per la società ci sarebbero più margini di manovra per costruire una squadra competitiva. Il mercato potrebbe essere espansivo ma sostenibile e non solamente conservativo e Yildiz, ad esempio, potrebbe essere trattenuto con più facilità. Non si dovrebbero vendere i pezzi migliori, non tutti almeno, per finanziare il rafforzamento. E anche l’offensiva per Osimhen - c’è l’idea di spingersi fino a 85 milioni per l’attaccante ex Napoli - poggerebbe su basi decisamente più solide. La Juve, insomma, si gioca un bel pezzo di futuro in 180 minuti. 


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TORINO - Due vittorie per completare la caccia al tesoro. Dopo un sentito “grazie” all’Atalanta per aver frenato la corsa della Roma, adesso tocca alla Juve: la vittoria della Dea sui giallorossi ha rimesso il destino nelle mani dei bianconeri cui ora basterà battere Udinese e Venezia per tagliare il traguardo della qualificazione alla prossima Champions League senza dipendere dai risultati delle concorrenti. L’occasione è troppo ghiotta per non essere sfruttata e la Signora non può farsela sfuggire di mano per dare un senso a una stagione disgraziata. Serve però la vera Juve, quella che poche volte si è vista in verità nel cammino costellato da troppi “bassi” e pochi “alti”, iniziato tra le più grandi aspettative con Thiago Motta ma miseramente naufragato già a metà marzo con il doppio rovescio con Atalanta e Fiorentina che ha aperto la porta a Igor Tudor come salvatore della patria.

La Champions è vitale

Il quarto posto è vitale, l’abbiamo ripetuto mille volte ormai, per il prestigio sportivo, perché la Champions è il luogo naturale dove competere per un club come la Juve, ma anche, e forse soprattutto in questo passaggio storico, per il bilancio. C’è un processo di risanamento dei conti che è ancora in corso e sta dando i primi frutti tangibili - il primo semestre dell’esercizio 2024/25 si chiude infatti con un utile di 16,9 milioni - e che ha come punto fermo proprio la presenza nella principale competizione europea. La differenza rispetto al primo semestre 2023/24, chiuso a -95,1 milioni, sta (quasi) tutta qui: l’anno scorso i bianconeri erano fuori dalle coppe a causa dell’esclusione decisa dalla Uefa e anche il bilancio è andato in sofferenza.  Alla Continassa non ci si aspettava certamente di doversi ridurre agli ultimi 180 minuti di campionato per arrivare a centrare l’obiettivo che, da minimo all’inizio, è diventato unico traguardo raggiungibile dopo l’impronosticabile piega negativa che ha preso la stagione, ma adesso bisogna sfruttare la chance di non dover dipendere dagli altri.


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