Reijnders, i paragoni e l’eredità olandese

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Reijnders, i paragoni e l’eredità olandese© Getty Images
Franco Ordine
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È olandese e per quelli del Milan inevitabile rimandare la memoria collettiva alle magie di Marco Van Basten, Ruud Gullit e Frank Rijkaard, il primo trio che portò i rossoneri sul tetto del mondo. Ha 25 anni appena compiuti e questo significa che è giunto a Milanello nel momento giusto per esprimere personalità e geometrie di qualità. È arrivato, su richiesta pressante di Stefano Pioli, dall’Az (89 presenze, 7 gol), per una cifra persino modesta viste le quotazioni che circolano in questo calcio mercato “drogato” dall’Arabia Saudita e dalla Premier League. Ha impiegato pochi giorni per decidere il numero sulla schiena, il 14, e per diventare il punto di riferimento di tutto il centrocampo milanista, rifondato completamente per l’infortunio toccato a Bennacer e per la cessione di Tonali.

Reijnders, l'importanza tattica

Già ieri sera Reijnders ha preso il boccino e ha comandato gioco, dettato intuizioni in corridoi molto ristretti, si è inserito e ha coperto le spalle a Loftus - Cheek a dimostrazione che si tratta di un calciatore eclettico, capace di interpretare le diverse fasi del gioco. Un esempio didascalico? Il cartellino giallo guadagnato sul finire del primo tempo per frenare il contropiede di Pessina che si stava infilando pericolosamente nella metà campo sguarnita milanista. Da oggi in poi si sprecheranno, secondo antica tradizione, i paragoni con i campioni passati negli anni dalle parti di San Siro con la maglia rossonera. Proviamo ad anticipare il dibattito con una prima proposta: può ricordare, in qualche modo, con un impianto fisico diverso, Clarence Seedorf che di recente, a 47 anni, si è lasciato ammirare per un gol di sinistro con le vecchie glorie dal limite dell’area. “Magara!” potrebbe commentare Carlo Mazzone per dare il senso di un paragone molto impegnativo.

Reijnders, dove può migliorare

Là dove l’olandese deve perfezionare il suo inserimento è nel presentarsi qualche volta anche al tiro. I precedenti in materia non sono strepitosi. Ma Pioli ha bisogno proprio di geometrie e senso del gioco, anche delle giocate di prima che possono scompaginare il piano tattico avversario. A leggere l’ufficio facce in tribuna, quella di Bennacer sembrava scoprire con un pizzico di sorpresa il talento dell’olandese. Buon segno, insomma. Poi naturalmente il Milan avrà bisogno, per il campionato, di molto altro. A cominciare da un Leao più preciso nel tiro in porta e magari più disinvolto dinanzi a qualche intervento duro (di Gagliardini).


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