Ieri sera a Monza, il Milan è andato in campo senza Charles De Ketelaere. Esaustiva la spiegazione di Pioli: "Ci sono situazioni di mercato in essere. Ci si aspettava molto dal belga, ma non è riuscito a dare tutto ciò che poteva. Si tratta di capire quale sarà il futuro migliore, per noi e per lui". Ovvero: con il placet dell'interessato, allettato dalla Scuola Gasperini e dalla possibilità di rilanciarsi ai massimi livelli, Milan e Atalanta da giorni hanno già raggiunto l'accordo per il prestito oneroso (3 milioni di euro) con diritto di riscatto fissato a 23 milioni di euro e una percentuale del 10% assicurata ai rossoneri in caso di futura rivendita.
Intesa anche sull'ingaggio (2,7 milioni di euro) interamente a carico dell'Atalanta, però, a frenare tutto nelle ultime ore sono state le commissioni reclamate dall'entourage del calciatore e definite "totalmente esagerate" nell'ambiente bergamasco. Anche perché, evidentemente, chi cura gli interessi del calciatore non conosce i costumi di Casa Atalanta, adusa opporre un muro a simili richieste. Tanto che la società dei Percassi e di Pagliuca, in tarda mattinata ha dettato l'aut aut: o le pretese vengono ridotte e il prestito si fa oppure De Ketelaere resta dov'è, avendo la Dea la possibilità di investire altrove mentre CDK si ritroverebbe in mezzo al guado, con la comprensibile irritazione del Milan.