CASTEL VOLTURNO - Prima d’intrufolarsi nella «madre» di tutte le partite, e dunque viverla immergendosi totalmente nell’atmosfera magica e un po’ noir di qualsiasi Juventus-Napoli, Lorenzo Insigne avrebbe dovuto semplicemente essere se stesso: la telefonata a casa, a Jenny, la chiacchierata con i suoi bimbi - con Carmine e con Christian - per farsi raccontare della Befana e delle sorprese, la telefonata ai genitori e poi una lunga, sofferta vigilia, dentro a un «tiraggiro» che se lo sarebbe trascinato da Del Piero, l’idolo dell’infanzia, a se stesso. E invece, proprio mentre sta per cominciare l’ora e mezza maggiormente dispendiosa della stagione, un concentrato di adrenalina che consuma le pareti dell’anima, divagando tra i pensieri scomposti del proprio vissuto, a Insigne toccherà anche pensare d’essere piombato nel bel mezzo d’una tormenta emozionale che lo afferrerà alla gola, perché stavolta succederà anche altro: alle cinque della sera del 6 gennaio, come in un romanzo sublime e straordinario, in un aeroporto non ancora identificato arriveranno i canadesi, lo faranno portando con loro tutto ciò che serve per addobbare l’albero di Natale (in disfacimento) e per attrezzare la nuova esistenza d’uno scugnizzo che si ritroverà coperto di dollari e però lascerà dietro di sé anche una scia di umanissima malinconia.
Il Toronto ha scelto, e da un bel po’, e lo ha fatto anche Insigne, che attraverso il proprio manager, Vincenzo Pisacane, ha potuto sbilanciarsi fino a lasciare che si preparasse una bozza di contratto, non ancora firmata: ma ormai ci siamo, carta, penna e calamaio e poi, aspettando che finisca la stagione, e non necessariamente che arrivi il 30 giugno, il giorno della scadenza del suo accordo con il Napoli, ci si potrà immergere nell’atmosfera canadese, per cominciare a conoscere da dentro la Mls e le sue reali dimensioni.
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