Koulibaly e la Juve, se gli affari incrociano le emozioni

Koulibaly e la Juve, se gli affari incrociano le emozioni© LAPRESSE
Antonio Giordano
4 min

Nel momento in cui Fali Ramadani, il manager di Koulibaly, mette i piedi in casa Juventus non cambia solo il mercato ma rischia di riscriversi un po’ la storia socio-calcistica di un macro sistema che vive su incompatibilità ambientali scolpite nelle anime. L’apertura ufficiale della trattativa tra un uomo per nulla «qualunque», in sintesi il simbolo moderno d’un club e della sua città, e la nemica più allergica di Napoli, spalanca un fronte nuovo, altera - almeno nelle sensazioni - le forze del campionato, disegna scenari che parevano insospettabili e trascina in quel vortice d’amore-odio di cui è impregnato il pallone, nella sua narrazione senza limiti e senza pudore, surreale e però pure realissima. Koulibaly rientra, di diritto, tra i top player d’un settore, la difesa, che Madame ha l’esigenza e anche il dovere di rinnovare prepotentemente: senza più Chiellini, con Bonucci che ha la sua età intrisa di inevitabili dubbi e De Ligt che porta una vagonata di milioni di euro utili per rifondarsi a tutto campo, Allegri ha preferito andare sul sicuro e avendo il desiderio di «allenare quelli bravi», si è lasciato sedurre da uno dei più fascinosi interpreti del ruolo, un big riconosciuto e riconoscibile per spessore caratteriale e padronanza, per autorevolezza e per intelligenza, per rapidità di calcio ma pure di pensiero.

Ma questi diventano, strano a dirsi, persino impalpabili dettagli dinnanzi alla natura stessa d’un affare che coinvolge l’empatia e indirizza il calcio - un’altra volta, l’ennesima - verso una lettura più gelida, quasi anaffettiva di quest’universo in cui la retorica spesso ci sommerge e lascia che la verità finisca sotto al tappeto, quasi fosse polvere fastidiosa. Però i fatti separati dalle emozioni raccontano di una disponibilità a colloquiare di Ramadani con la Juventus, dunque di articolare una trattativa, di dar corpo all’intenzione di una separazione che porterebbe in sé gli effetti-boomerang dell’addio di Higuain, già avvertiti nei secoli dei secoli con la scelta di Altafini o di Zoff, senza dimenticare la sommossa nel momento in cui a preparare le valigie per la Torino bianconera fu Quagliarella.

Già sembra di sentirla «core ‘ngrato», che sta per diventare la colonna sonora di questa estate pazza, prima appiattita intorno al nulla o confinata nel vuoto pneumatico del blablabla e ora improvvisamente impazzita con quell’eco d’una questione che non è meridionale ma indiscutibilmente universale, come insegnano tumultuosi divorzi: il manager del capitano del futuro che va a tavola (a tavola!) con la Vecchia Signora è una ferita o un lampo di paura per Napoli, è un incubo che fa riemergere il veleno del passato, è una sfida - un dolente braccio di ferro - che riparte almeno sino alla prossima puntata e che Adl ha tentato disperatamente e strategicamente di anticipare con un’offerta che va oltre le proprie ragionevoli forze. Poi c’è Koulibaly, che da lontano ascolta perplesso e se ne sta a meditare sull’opportunità di lasciarsi alle spalle il proprio vissuto e le emozioni condivise: se è vero che tutto ha un prezzo, e non sempre è così, agli ultimi romantici va almeno lasciato il ragionevole dubbio che gli eroi vivano comunque di sentimenti.


© RIPRODUZIONE RISERVATA