Osimhen e il Napoli a oltranza: a che punto è la questione rinnovo

A Rivisondoli sesto incontro tra l'agente Calenda e il presidente De Laurentiis: nuovi passi in avanti verso il prolungamento di Victor
Antonio Giordano
4 min

INVIATO A CASTEL DI SANGRO - E al settimo, c’è da giurarci, non si fermeranno: se ne staranno ancora e di nuovo a mani giunte ad aspettare che qualcuno ceda, proveranno a scandire il tempo e semmai a darsi ancora un altro appuntamento, visto che sei incontri non sono bastati per dirsi sì. Ma come dicono nell’alta finanza, step by step arriveranno dove li porta il cuore, che sta sempre in prossimità dei portafogli, perché questo è un grande affare, il più grosso dei 97 anni di storia del Napoli (festeggiati ieri), il più invitante dei 24 di Victor Osimhen, che non vuol sentire di arabi e sceicchi e se ne sta lì, a lusingare il calcio. Quando Roberto Calenda compare a Castel di Sangro, è un nuovo giorno che sa di VO9, come domenica, come lunedì, come su quelle strade percorse ad alta velocità, perché conviene a chiunque fare in fretta, anche a De Laurentiis che attendeva all’Aqua Montis di Rivisondoli, più che un quartier generale un set cinematografico sul quale realizzare il colpo del 2023.

Rinnovo Osimhen, sesto incontro tra De Laurentiis e Calenda

Tra una telefonata e l’altra, tra due paroline e un drink nella serata di domenica, come si fa tra amici che giocano però su interessi mai convergenti e che vogliono comunque stringersi la mano, Adl e Calenda si sono accomodati nelle sale dell’albergo, hanno sorriso e scherzato, hanno seriamente affrontato l’argomento rinnovo, hanno parlato di cifre che vengono secretate perché secondo il codice-presidenziale parlar di soldi «è cafone», hanno tratteggiato un recinto che si chiama clausola - pure qua, nessun riferimento economico - hanno allontanato i fantasmi che sempre si avvertono in questioni così gigantesche e poi si sono salutati con una serenità interiore che fa sospettare momenti addirittura migliori. La firma, per ora, rimane nella penna, però l’ennesima fumata grigia, quella che prima o poi diventerà bianca o semmai azzurra serve per spargere quell’ottimismo che si coglie: cos’altro avrebbero dovuto dirsi, se non ci fossero margini per dare una scossa a quel contratto da 4 milioni e mezzo di euro (con dentro vari bonus per i gol) e in scadenza 2025? Si lavora, chiaramente, ognuno per sé - com’è giusto che sia - e per la propria azienda: il Napoli fa i conti con se stesso e pure Osimhen, che è un brand mica solo in area di rigore. Ci sono offerte e richieste e distanze che vanno accorciate, sino ad azzerarle per tutte: De Laurentiis vuole arrivare sino al 2027, in modo da evitare il pericolo - tra dodici mesi - di poter concedere al mercato la possibilità di "prenotare" Osimhen, che "scade" nel 2025. E un attaccante da 200 milioni (cit. Adl) ha ovviamente ambizioni di ritrovarsi riconosciuto un ingaggio degno del suo valore, proporzionato. Poi, dentro a certe dinamiche, ci finiscono le posizioni e le strategie.

De Laurentiis a bordo campo per l'allenamento del Napoli

Ed è fin troppo semplice dedurre che non sia finita qua, che ci sarà modo per sfogliare le reciproche agende e vedere dove e quando provare a starsene un po’ tranquilli a dialogare di numeri e di condizioni e sostanzialmente di un accordo che Cristiano Giuntoli, estate 2020, in pieno-Covid, spinse Aurelio De Laurentiis a firmare, investendo cinquanta milioni in contanti, una somma per niente da ridere, uno sforzo rilevante affrontato con coraggio in tempi difficilissimi. Intanto, Osimhen è diventato una stella del calcio, un top player secondo il linguaggio del gol. Piaceva (e piace) al Psg, è stato sull’agenda di chiunque, ha fatto vibrare il mercato che De Laurentiis ha placato con una frase-cult: «Se tirano fuori un duecentino...». Un modo di dire, perché alle 17.30 - un’ora dopo che Calenda era uscito dall’albergo - Adl era a bordocampo a Castel di Sangro, per sospirare dinnanzi alle veroniche di Osi. Quanta bellezza.


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