Napoli, De Laurentiis si ribella: tutto su Osimhen

Tentazione saudita, ma Victor punta ad essere ancora decisivo. E il presidente vuole trattenerlo per continuare a vincere
Antonio Giordano
4 min

Si può resistere alle tentazioni della vita, anche alle più indecenti, basta essere rigorosi con la propria coscienza, avere dinnanzi a sé un orizzonte, e poi avventurarsi in una sfida che abbia un valore superiore ai soldi. Aurelio De Laurentiis non ha intenzione di cedere Victor Osimhen, l’ha promesso a se stesso, e ha deciso di aprirsi a qualsiasi soluzione, anche la più rischiosa: ma quando metteranno la palla al centro, e ormai ci siamo, la sua prova del nove sarà là in mezzo, nell’area di rigore altrui, destino permettendo. Per ora, Osimhen non si sta allenando, colpa di quel «trauma contusivo alla caviglia sinistra», che non è un incidente di mercato, e però non c’è secondo, minuto ed ora che la sua postura e il suo incedere non occupi i pensieri di Adl e di Roberto Calenda, ormai stabilmente di casa a Rivisondoli per cercare di trovare un accordo che metta d’accordo tutti e chiuda definitivamente un tormentone che toglie il sonno a chiunque, tifosi inclusi. 

Osimhen, e l'assenza degli arabi

Gli arabi non si sono (ancora) catapultati in Abruzzo, né fisicamente e né tecnologicamente, e «il duecentino» a cui Adl ha fatto riferimento ormai non rappresenta neanche più un’unità di misura: Osimhen non è in vendita, non adesso e poi si vedrà semmai quando, e il desiderio sfrenato di De Laurentiis e di Roberto Calenda, il manager del nigeriano che con il nono appuntamento in meno di un mese si sta sottoponendo ad una maratona o ad una prova di resistenza fisica e psicologica, è di sistemare le rispettive firme su quei fogli di carta che sembra di vederli svolazzare nelle stanze segrete dell’Acqua Montis Resort. I contratti del Napoli rappresentano una materia complessa (cit Adl: «io sono bravo a farli») e chiaramente includono clausole che possono pure risultare indigeste, rientra nella natura delle cose cercar di fare i propri interessi. Ma Calenda rappresenta quelli del suo assistito e quindi, inevitabilmente, si ondeggia in interpretazioni varie e discordanti che richiederanno altri appuntamenti. La novità del giorno, e ogni mattina o ogni sera può essercene una, è questa bramosia di De Laurentiis di tenersi con sé il suo capocannoniere, l’uomo che sposta i valori e per il quale non sembra ormai disposto a sentire altri interlocutori che non si chiamino Roberto Calenda, con il quale il tête-à-tête procede ad umore alterno. Il contratto di Osimhen è limpidamente noto: quello in vita, che scade nel giugno del 2025, prevede 4,5 di ingaggio, una serie di bonus al ventesimo e al venticinquesimo gol, altri benefit legati ai risultati. Il prossimo, che De Laurentiis vorrebbe portare sino al 2027 o, almeno, al 2026, va riveduto e corretto secondo le ambizioni di un attaccante che spacca le partite e anche il mercato, che è disposto a restare, che ha lasciato scivolarsi intorno le vocine di un mondo abitato da squali famelici, ognuno pronto a sedurre con tentazioni milionari. 

Osimhen, si continua a trattare

Ma Osimhen non ha intenzione di andarsene in Arabia Saudita, si vedrà poi più in là, e confrontandosi con Calenda ha intuito che per la sua carriera ha un senso, eccome, starsene in Italia, nella squadra con la quale ha scoperto la dimensione onirica dello scudetto. Il futuro, si sa, è una incognita, andrà abbracciato secondo le indicazioni del destino, ma Napoli è casa sua e De Laurentiis è disposto a (ri)aprirgli le porte: bisognerà semplicemente trovare le chiavi giuste. Non è semplice, non è impossibile.


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