Osimhen e quella frase sul rinnovo con il Napoli che riapre tutto

L'accordo sul prolungamento al 2026 sembrava raggiunto, poi il centravanti ha spiegato che la trattativa non è finita
Antonio Giordano
4 min

NAPOLI - Sembra di vederli, uno ad uno, con lo sguardo rivolto verso il cielo, forse un rosario in una mano e nell’altra a contare le ore che separano dal primo settembre: alle 20 in punto, tra undici giorni, rien ne va plus, e potranno presentarsi a quel punto principi e sceicchi, con danaro pure in quantità petrolifera, ma non ce ne sarà per nessuno. Però, adesso, è il momento delle preghiere, perché non si sa mai e la buona volontà non sempre basta, soprattutto se a un certo punto Victor Osimhen ha buttato lì una frase ch’è sembrata un soffio gelido. «De Laurentiis è il boss, stiamo ancora negoziando. Poi vedremo cosa accadrà alla fine del mercato». Frosinone, il 19 di agosto, sabato, fa un caldo che soffoca e poi c’è quella vampata da far girar la testa alla Napoli che se la sta godendo: 1-3, doppietta d’un fenomeno (assai) paranormale, un missile terra-aria e un taglio alla giugulare per ripresentarsi; e poi, il «bello» della diretta, in quella riflessione ad alta voce che alimenta un mistero fitto.

Osimhen-Napoli, quel rinnovo che sembrava fatto

Perché fino all’altro ieri, si cercava solo la data per il tweet, e certo non se l’erano inventati i giornalisti la storiella: dopo una decina di viaggi sfibranti tra Roma e Dimaro e poi Castel di Sangro, dopo essere stato «prigioniero» tra i monti d’un braccio di ferro ad oltranza, al manager di Osimhen è scappato un sorriso proprio all’Acqua Montis di Rivisindoli e dalle pareti è filtrato quello che si è letto. Accordo in definizione, rinnovo per un anno - dunque fino al 2026 - ingaggio lordo di quindici milioni di euro per fare di Osimhen il calciatore più pagato della serie A, una clausola liberatoria a 150 valida nell’estate del 2024 solo per l’estero, un’altra alla stessa cifra nel 2025 eventualmente da utilizzare pure in Italia.

Le parole di Garcia su Osimhen

E mentre si stava per imbandire la tavola, con bicchierini e spumante, Victor Osimhen s’è issato in volo e con una rovesciata ha spalancato un altro orizzonte, magari lo stesso: dev’essere la solita storia dei dettagli, vai a capirli questi giovani, oppure c’è dell’altro, piccole cosucce direbbero i puristi delle trattative. Ma sta di fatto che Osimhen in ritiro pareva un altro, nel finale: s’era fatto male alla vigilia dell’amichevole a Castel di Sangro con il Girona e poi ha invece giocato l’ultima, quella con l’Apollon Limassol; se la spassava come sempre a fare da mascotte o da trascinatore; e, soprattutto Rudi Garcia, che qualcosa pure deve sapere e non fa neanche il giornalista, aveva provveduto a sgomberare i dubbi: «Lui è un gran trascinatore, un leader nato, e io lo voglio felice. Hanno fatto un gran lavoro, Osi e la società, e quando poi diventerà ufficiale la cosa, Victor potrà pensare solo al campo».

Osimhen, il rinnovo ridiventa un giallo

La cosa, in sintesi il rinnovo, stava nell’aria all’epoca ed è rimasta a galleggiare sempre lì: sono giorni torridi, da trascorrere in vacanza o ad allenarsi, e De Laurentiis e il procuratore del nigeriano non sono riusciti a far conciliare gli impegni già calendarizzati nelle rispettive agende. O forse si sono ritrovati su rotte distanti, ognuno preso dai propri appuntamenti, ma senza mai sentirsi seriamente in alto mare. Mentre Osimhen, a Frosinone, con tanto di doppietta nel curriculum, la prima della nuova stagione, ha preso un gran bel secchio, ci ha messo dentro un bel po’ d’acqua fresca (non ancora gelida) ed ha provveduto ad alimentare un giallo, un romanzo o un rompicapo, che non crea (ancora) ansia però un pochino disorienta: come un centravanti del Napoli dentro un’area di rigore.

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