"Maradona era innocente", ora lo dice la Cassazione: la svolta

A tre anni dalla morte dello storico campione del Napoli, la Corte accoglie il ricorso del legale Angelo Pisani: "Ora chi risarcirà i danni d'immagine di Diego?"
Giorgio Marota
3 min

"Andai a Dubai con un faldone di 200 mila pagine in mano, lo guardai negli occhi e gli dissi: 'Diego, sei innocente'. Lui mi abbracciò e chiamò subito la figlia. Poi mi disse 'bene avvocato, combattiamo'". Il ricordo commosso di Angelo Pisani, storico legale di Diego Armando Maradona, oggi assume ancora più valore alla luce della sentenza della Corte di Cassazione, che a più di tre anni dalla morte del campione argentino hanno accolto il ricorso contro una presunta evasione fiscale di circa 40 milioni di euro, lievitati dagli iniziali 6 a causa degli interessi e delle sanzioni maturate in anni di persecuzione.

Il caso

Al centro della vicenda i compensi versati nella seconda metà degli anni Ottanta dal Napoli a Maradona. "La Suprema Corte dà finalmente ragione a Diego e sancisce che non è stato un evasore fiscale cassando ogni precedente decisione e pronunciandosi in suo favore a dispetto di ben tre dinieghi che lo vedevano soccombente e anche contro il parere del sostituto procuratore generale della Cassazione" spiega l'avvocato. La decisione finale - presa dalla sezione tributaria della Suprema Corte, presieduta da Roberta Crucitti - viene ora rimessa ai giudici di secondo grado della commissione tribunaria regionale per calcoli e spese legali anche se, spiega Pisani, "la vicenda si può ritenere chiusa in quanto dai calcoli Maradona non deve nulla al Fisco italiano, ogni operazione anche matematica oltre che di logica e giustizia porta a zero". 

 

Gli amici di Diego

Pisani combatte dal 2010 per dimostrare l'innocenza di Maradona, che veniva preso di mira dagli inquirenti ogni volta che rientrava in Italia con sequestri di ogni genere (orecchini, collane, orologi). A un certo punto, gli amici ed ex compagni Giordano e Bruscolotti si erano convinti a organizzare una colletta, anche per il tramite di uno sponsor, per aiutare Diego a saldare il debito con il Fisco e chiudere una volta per tutte la vicenda, prima però che scendesse in campo Pisani e studiasse il caso nel profondo. Era il 2009 e dopo quindici anni viene scritta la parola fine sul caso. La questione si sarebbe potuta risolvere molto prima con l'istanza di autotutela presentata subito dal legale. "Una richiesta depositata in occasione del ritorno di Diego a Napoli, che invece fu rigettata dall'Agenzia delle Entrate e mai rivalutata da altri giudici". La domanda, ora, sorge spontanea: "Chi risarcirà tutti i danni patrimoniali e d'immagine a Maradona?" si chiede l'avvocato. "E chi risarcirà anche i tifosi, che hanno visto infangare il nome di Napoli e del Napoli per fatti che Diego non aveva commesso?". La decisione della Cassazione riconosce la violazione di legge da parte dell'Amministrazione fiscale nel respingere le richieste di autotutela confermando che, avendo la società Calcio Napoli aderito al condono già ai tempi di Ferlaino, il pagamento effettuato cautelativamente anche per conto di Maradona avrebbe dovuto estinguere l'obbligazione dell'ex calciatore.

 

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA