Il Napoli cerca l’erede di Osimhen: ecco i primi due nomi sul mercato

La caccia al nuovo centravanti è iniziata. Il club ha individuato i primi due profili per l'eventuale sostituzione del centravanti
Il Napoli cerca l’erede di Osimhen: ecco i primi due nomi sul mercato

La provenienza è quella, Lilla, e il caso vuole che Jonathan David sia arrivato in Francia nell’estate del 2020 dal Gent per 27 milioni proprio per sostituire Victor Osimhen quando il nigeriano passò al Napoli. Ha 24 anni, è canadese di passaporto, è nato a Brooklyn da genitori haitiani in vacanza negli Stati Uniti, ma all'età di 6 anni la famiglia si trasferì dai Caraibi ad Ottawa, dove poi Jonathan ha mosso i primi passi da calciatore. Alla quarta stagione in Ligue 1, con la maglia dei Dogues, sembra essere definitivamente esploso, anche se per l’ex romanista Paulo Fonseca, che ora allena il Lilla, JoDa può e deve ancora migliorare tanto sotto certi aspetti. «È in un buon momento della sua carriera, è un giocatore molto intelligente, sa occupare gli spazi, legare il gioco, ma ancora non sa trovare subito la profondità e deve migliorare in area di rigore». David non è Osimhen e non gli somiglia nel modo di giocare, ma sta facendo quello per cui è pagato: i gol. In questa stagione sono già 23, di cui 16 in campionato, 4 in Conference League e 3 in Coppa di Francia. Considerato che Fonseca, a inizio anno, l’aveva provato in qualche partita anche come attaccante di destra senza ottenere buoni risultati, il bottino non è niente male.

David, un uomo squadra

Le sue caratteristiche sono quelle che ha descritto recentemente il suo allenatore, ma c’è anche altro. David, oltre ad essere un ottimo rigorista, dettaglio da non sottovalutare viste le recenti statistiche del Napoli, aiuta tanto la squadra in fase difensiva, pressa gli avversari, non è un opportunista ma un “team player”, uno che si mette al servizio dei compagni e dell’allenatore. Ha passato lunghi periodi senza segnare ed è questo un altro degli aspetti su cui lavorare: la ricerca della continuità. Il canadese è uno di quei giocatori che magari non rubano l'occhio, ma che improvvisamente si fa trovare pronto per segnare. Sa fare la prima e la seconda punta, ma dà il meglio quando è supportato da un 10, che quest’anno nel Lilla è Angel Gomes, o da un centravanti classico, come Burak Yilmaz nell'anno magico, il 2021, in cui la squadra vinse la Ligue 1 sotto la guida di Galtier. I Dogues, i Mastini, ora inseguono un posto in Champions, che darebbe respiro alle casse del club, particolarmente indebitato, ma devono venderlo quest'estate, visto che è in scadenza nel 2025. È tutt'ora il giocatore più pagato nella storia del club del Nord, ma con la sua cessione e quella di Yoro, difensore di 18 anni che è già nel mirino dei top club europei, il Lilla avrà il futuro assicurato.


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La storia di Santiago Gimenez

Santiago Gimenez è nato a Buenos Aires ma veste la maglia del Tricolor perché è figlio d'arte ma anche del destino. Papà Christian, ex Boca Juniors, si trasferì al Veracruz quando lui aveva tre anni, così l'Argentina è rimasta sui documenti e nel cuore mentre il Messico è tatuato anche sulla pelle. È stata una scelta spontanea, di riflesso, come quella dell'angolo che si restringe quando i portieri provano ad anticiparlo in uscita. Ne ha segnati diversi di gol così il bomber del Feyenoord entrato nel mirino del Napoli per la prossima estate.

Gimenez, il perchè del soprannome Bebote

Il repertorio di Gimenez è vasto e c'è di tutto, dal suo sinistro al destro, dal colpo di testa ai tiri dalla distanza. Un mix di talento e astuzia, come i centravanti d'un tempo ma anche moderni, racchiusi nel calcio del messicano, classe 2001, 47 gol in 82 partite con la maglia del Feyenoord, 24 quest'anno e chissà quanti in futuro altrove, quando arriverà il momento di ripetersi in altri contesti. Ha un altro destino segnato, Bebote, il bambinone, come lo chiamavano da piccolo per la sua stazza già notevole. Stavolta se l'è costruito da solo, a suon di reti, spalancando a sé le porte dell'Europa, con gli occhi addosso delle big che lo ammirano, domandandosi - come in patria - per quale motivo quel talento esplosivo in nazionale fatichi ad imporsi a differenza dei numeri di club rispettati anche in Europa. Ne sa qualcosa la Lazio a cui ha già segnato cinque reti, una in più delle quattro firmate nelle 25 presenze confezionate finora con la maglia del Messico.

Gimenez, l'attaccante senza etichette

Giménez, atleta di cristo, grande appassionato di videogiochi, è un attaccante completo, non ha bisogno di etichette. Per prima cosa è un centravanti classico, che sta in area e aspetta il pallone giusto. Ma in secondo luogo è anche altro: un riferimento per la squadra con un bel mancino, la passione per le sterzate, una rapidità che lo invoglia a cavalcare il campo palla al piede quando non c'è altra strada per avvicinarsi alla porta.

La crescita di Gimenez

Cresciuto nel Cruz Azul, si è trasferito in Olanda due anni fa, è stato pagato 6 milioni, in campionato segna un gol ogni cento minuti e vive ogni istante di ogni singola partita col sorriso ricordandosi del rischio corso quando nel 2018 per una trombosi alla vena della clavicola ha rischiato di dire addio al calcio. Così gli sussurravano i medici. Il tempo ha detto altro. Gimenez segna, prega, sorride e ripensa ogni tanto alla sua Argentina quando il cielo di giorno gli ricorda i colori dell'albiceleste. Messico e nuvole.


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La provenienza è quella, Lilla, e il caso vuole che Jonathan David sia arrivato in Francia nell’estate del 2020 dal Gent per 27 milioni proprio per sostituire Victor Osimhen quando il nigeriano passò al Napoli. Ha 24 anni, è canadese di passaporto, è nato a Brooklyn da genitori haitiani in vacanza negli Stati Uniti, ma all'età di 6 anni la famiglia si trasferì dai Caraibi ad Ottawa, dove poi Jonathan ha mosso i primi passi da calciatore. Alla quarta stagione in Ligue 1, con la maglia dei Dogues, sembra essere definitivamente esploso, anche se per l’ex romanista Paulo Fonseca, che ora allena il Lilla, JoDa può e deve ancora migliorare tanto sotto certi aspetti. «È in un buon momento della sua carriera, è un giocatore molto intelligente, sa occupare gli spazi, legare il gioco, ma ancora non sa trovare subito la profondità e deve migliorare in area di rigore». David non è Osimhen e non gli somiglia nel modo di giocare, ma sta facendo quello per cui è pagato: i gol. In questa stagione sono già 23, di cui 16 in campionato, 4 in Conference League e 3 in Coppa di Francia. Considerato che Fonseca, a inizio anno, l’aveva provato in qualche partita anche come attaccante di destra senza ottenere buoni risultati, il bottino non è niente male.

David, un uomo squadra

Le sue caratteristiche sono quelle che ha descritto recentemente il suo allenatore, ma c’è anche altro. David, oltre ad essere un ottimo rigorista, dettaglio da non sottovalutare viste le recenti statistiche del Napoli, aiuta tanto la squadra in fase difensiva, pressa gli avversari, non è un opportunista ma un “team player”, uno che si mette al servizio dei compagni e dell’allenatore. Ha passato lunghi periodi senza segnare ed è questo un altro degli aspetti su cui lavorare: la ricerca della continuità. Il canadese è uno di quei giocatori che magari non rubano l'occhio, ma che improvvisamente si fa trovare pronto per segnare. Sa fare la prima e la seconda punta, ma dà il meglio quando è supportato da un 10, che quest’anno nel Lilla è Angel Gomes, o da un centravanti classico, come Burak Yilmaz nell'anno magico, il 2021, in cui la squadra vinse la Ligue 1 sotto la guida di Galtier. I Dogues, i Mastini, ora inseguono un posto in Champions, che darebbe respiro alle casse del club, particolarmente indebitato, ma devono venderlo quest'estate, visto che è in scadenza nel 2025. È tutt'ora il giocatore più pagato nella storia del club del Nord, ma con la sua cessione e quella di Yoro, difensore di 18 anni che è già nel mirino dei top club europei, il Lilla avrà il futuro assicurato.


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