Roma, ma ora serve di più

Roma, ma ora serve di più© AS Roma via Getty Images
Francesco de Core
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L’inconsistenza tecnica del Cska, capace di subire tredici gol nelle sei partite di Conference e di raccogliere un punto soltanto, è un elemento imprescindibile nella valutazione del match. Troppo scarsi i bulgari per poter rappresentare un pericolo reale. Quindi a Sofia la Roma ha fatto il suo, spingendo al minimo sindacale. Discreta almeno per tre quarti di partita prima di svanire nel finale, reso comicamente incerto da colpevoli eccessi di confidenza, nonché da un campo buono soltanto per la coltivazione delle patate - alibi che però conta poco, valendo pure per gli avversari. L’incastro di risultati sull’asse Ucraina-Bulgaria ha prodotto una qualificazione insperata al primo posto, evitando così la trappola degli spareggi con una big (o semi tale) retrocessa dall’Euroleague. Il sorpasso sul Bodo Glimt, oltre alla doppietta di Abraham (segnare non fa mai male, anche contro formazioni mediocri) e al colpo da biliardo di Borja Mayoral, il panchinaro cronico redivivo con lodevole spirito di applicazione, rappresenta la notizia del giorno. E come tale va festeggiata con moderazione a Trigoria. Il che non vuol dire che la Roma sia guarita. La vittoria pesa tanto quanto il commento di un accigliato, e infreddolito, Mourinho. Decisamente scontento per quel dissennato quarto d’ora che poteva addirittura concludersi con la beffa delle beffe. Così non è andata, eppure lo Special ha parlato di «comportamenti naif». Che in Italia qualsiasi squadra avrebbe punito con maggiore severità. Specialista in complicazioni, almeno in Conference (senza dimenticare mai l’onta dei sei gol presi in Norvegia) la Roma l’ha sfangata. Non è detto che accadrà in futuro. Altri sprazzi di buone indicazioni: la prestazione a centrocampo di Bove, dinamica ancorché contraddistinta da eccessi di foga che un arbitro meno indulgente avrebbe punito con un secondo giallo; la spinta sulla fascia di Karsdorp, che tanto era mancata - tra molte altre cose - contro l’Inter; l’impatto degli attaccanti (almeno dei due ieri sera titolari), inedito di questi tempi. Le macchie? Lo stop muscolare di Zaniolo, che probabilmente saluterà per tornare a gennaio; la ruggine di un secondo portiere, Fuzato, apparso inadeguato; in generale, la fragilità di una rosa numericamente insufficiente per tre competizioni - come ribadito dal tecnico. Nel mentre la palla ripassa a Tiago Pinto e al mercato che dovrà produrre tra mille equilibrismi, la Roma si gioca lunedì la ripartenza in campionato dopo il doppio schiaffo con Bologna e Inter. Lo Spezia, storicamente, non fa affiorare ricordi indimenticabili, tutt’altro. Tanto basterebbe perché i giallorossi non ripresentino l’aspetto naif del finale di Sofia.


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