Sarà dura ma bisogna crederci

Leggi il commento alla partita della Fiorentina contro il Basilea in Conference League
Sarà dura ma bisogna crederci© SESTINI MASSIMO
Alberto Polverosi
3 min

Se ne riparla fra una settimana a Basilea, ma ora è dura, dura davvero. Già l’uno a uno sarebbe stato un risultato pericoloso, la sconfitta è pesante, per ribaltarla serve una Fiorentina che ora non c’è. Nell’occhio e nella mente resta poco di incoraggiante, resta qualcosa che induce a crederci ma solo per la fiducia che merita una squadra giunta in fondo a una stagione massacrante. La parte buona in questa semifinale d’andata dei viola è nel gol di Cabral. Questa è la sua coppa, otto gol in quattordici partite di Conference League, ventunesimo in questo torneo se si contano i gol segnati in passato con la maglia del Basilea. Si può chiamare pure Cabral League. Ci ha messo il timbro anche ieri sera, in una partita subito scorbutica, stacco col tempo giusto, colpo di testa, Fiorentina davanti. Era un vantaggio meritato, la Fiorentina aveva spinto indietro gli svizzeri e sembrava padrone del gioco. Anzi, lo è stata davvero per una buona mezz’ora.

Poi però ha prevalso il lato oscuro, emerso da un mese a questa parte e riaffiorato in modo evidente ieri sera. La squadra è stanca, non ha la brillantezza di marzo-aprile, la brillantezza dei 14 risultati positivi di fila, e non avendo il giocatore capace di inventare, di fare un numero, di stupire con un colpo di fantasia, quando perde ritmo diventa quasi banale, prevedibile e facilmente controllabile. Abituata comunque ad attaccare, lascia spazi che invece dovrebbe occupare meglio, con più attenzione. Non ha la furbizia che ieri ha portato il Basilea alla vittoria. L’esempio lo ha dato Amrabat: finché ha retto lui, ha retto la Fiorentina, ma quando Diouf, in occasione del gol, lo ha aggirato con un colpo di esterno, si sono viste le sue difficoltà atletiche. Con le gambe pesanti i viola perdono spessore. Era la gara numero 53 di questa stagione, iniziata dalla Fiorentina il 18 agosto con i play-off contro il Twente, nessun’altra squadra italiana ha giocato tanto. Con un organico di buon livello, ma non di primissimo livello, sta arrivando in fondo a una stagione entusiasmante accompagnata da una città che l’ha spinta fino a questo punto e che promette di spingerla ancora più su. Ma la benzina ora scarseggia. A Basilea dovrà stare attenta alla velocità di Ndoye e alla tecnica davvero eccellente di Diouf, mostrata in tutto il suo splendore sul gol. Non dovrà farsi intimorire da un ambiente che, per quanto si è visto ieri (più di duemila svizzeri nel curvino, anche loro con i fuochi d’artificio), sarà bello caldo. Dovrà giocare da vecchia Fiorentina, con personalità e intelligenza. Dovrà soprattutto sperare nel contributo tecnico delle sue ali, stavolta né Gonzalez né Ikoné sono riusciti a lasciare un segno in partita. Finale sul Franchi, l’unico momento davvero bello della serata: ha fatto capire una volta per tutte perché da questo stadio la Fiorentina non può andarsene. Trentacinquemila spettatori, record di presenze per la coppa di questa stagione, ventimila bandiere, i fuochi d’artificio, una curva che non ha mai smesso di cantare. Rifatelo questo stadio, ma senza portar via la squadra. Non sarebbe un peccato, sarebbe un oltraggio.


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