Milan-Inter, il festival delle incompiute

Milan-Inter, il festival delle incompiute© ANSA
Alessandro Barbano
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Visto da San Siro, il derby è il festival delle incompiutezze. Visto dal Maradona, quello delle occasioni. Perché adesso è Spalletti che ride, trattenendo il respiro. E guardando l’evanescenza del solito Milan, che affronterà tra quattro giorni: più veloce, più ficcante nell’uno contro uno, più quasi tutto, tranne quella dote di carattere che ne farebbe una squadra insuperabile. E che invece, mancando, lo trasforma in un’allegra comitiva di fantasisti, capaci di sbagliare tutto ciò che è sbagliabile.
Poi c’è l’Inter, che sbaglia poco perché crea quasi zero. Vedi il fantasma di Lautaro vagolare a testa bassa nella tre quarti avversaria e ti chiedi se dipenda solo da lui, o da un centrocampo che ha smarrito la condizione. Dove, se fermi Brozovic, marcandolo a uomo come ha fatto Krunic dal primo minuto, si ferma tutto. Perché Barella ha perduto l’uno contro uno che ne faceva un piccolo Tardelli. Perché Calhanoglu è discontinuo come una cometa. Appare come un lampo e scompare in una pausa estenuante. Dovrebbe surrogare il regista croato, ma proprio non ce la fa.
Le due milanesi stanno sospese per inerzia, una davanti all’altra in cima alla classifica. Dopo il primo pareggio di Coppa è lecito chiedersi per quanto tempo possano restare lassù, se continuano a giocare in questo modo. Con l’Inter che non vede più la porta e il Milan che la vede ma non affonda. Certo, nessuno è perfetto in questo inedito finale di stagione, in cui per un singolare paradosso la crisi di gioco delle big fa lo scudetto contendibile come mai era accaduto negli ultimi anni. Anche il Napoli che pareggia a Cagliari e vince a Roma contro la Lazio, ma soffrendo le pene dell’inferno, è una squadra che alterna il dominio del palleggio con autentiche crisi di panico a centrocampo. Però con il rientro di Lobotka al fianco di Fabian Ruiz, e in previsione del recupero di Anguissa e Lozano, Spalletti è, tra i tre tecnici in corsa, quello che ha diritto di crederci di più.
Mancano undici gare, si parte con un leggero vantaggio dell’Inter, che deve recuperare la trasferta di Bologna e domenica approfitta dell’ultimo scontro diretto tra Napoli e Milan. Di questo passo, lo scudetto potrebbe arrivare anche a 80 punti. A meno di un’accelerazione improvvisa che, vista San Siro, pare difficile da pronosticare. Ma con un ritmo così lento, cioè con 23 punti sui 33 in palio, anche la Juve, staccata di sette lunghezze, può tornare in gioco.
Domenica il Napoli è sulla carta in vantaggio in mezzo al campo e in svantaggio sulle fasce. La prorompente fisicità di Theo Hernandez e Messias è l’arma che Spalletti deve temere di più. Per vincere gli azzurri devono tenere palla tutto il tempo che si può, spostare il baricentro più in avanti possibile e giocare corti, sperando che Koulibaly sia sempre in grado di recuperare sulle fughe di Leão, l’uomo in più di Pioli, sempre più genio e sempre meno sregolatezza. Sarà anche quello del Maradona un festival delle incompiutezze. Perché qui nessuno è perfetto, anche se l’imperfezione delle due big coincide con la bellezza. Prepariamoci a gustare una partita più bella di quella vista ieri a San Siro.


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