Serbia-Albania, Tare: «Ha perso lo sport»

Il tecnico degli albanesi Gianni De Biasi: «E' stata un'esperienza traumatica». Smentito l'arresto del fratello del premier Edi Rama. Il laziale Cana: «La bandiera più della del mondo»
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TIRANA - «Mi dispiace che non abbia vinto lo sport. Era una partita molto sentita, l'avevo detto anche prima della gara. La cosa più importante è che doveva essere lo sport a unire questi due Paesi. Questo purtroppo non è successo». È sconsolato il ds della Lazio, Igli Tare, spettatore ieri sera al Partizan Stadium di Belgrado degli incidenti che hanno poi portato all'interruzione del match di qualificazione a Euro 2016 tra Serbia e Albania. «È successo di tutto - spiega il dirigente albanese raggiunto telefonicamente dall'Ansa nella capitale serba -, tanta gente in tribuna minacciava ma altrettanta gente ci ha difeso con dignità. Il controllo era l'unica cosa che non c'era in quel momento. È stato un quarto d'ora di tensione molto alta. Si vedeva che era una situazione pericolosa. Ma io ero con degli amici serbi e sono riuscito a rientrare tranquillamente in albergo». Ad innescare la miccia è stato un drone, piovuto sullo stadio, con la bandiera della 'Grande Albania', poi abbattuto dal serbo Mitrovic. A quel punto è iniziata la rissa in campo. «I ragazzi si sono comportati con dignità per difendere la nostra bandiera - sottolinea il biancoceleste -. Hanno difeso il loro popolo, non può giudicare chi sta fermo. Non mi è piaciuto quello che ho visto allo stadio. Speravo che tutta la partita si potesse giocare fino alla fine e che, nel 2014, tra albanesi e serbi si potesse guardare avanti. Questa cosa non aiuta né una parte né l'altra. Ma devo dire che mi è piaciuta la correttezza che i giocatori serbi hanno avuto fin quando si è potuto giocare». Tare se la prende, invece, con la stampa, colpevole di aver 'caricato' troppo il match. «Tutto ciò che è successo è opera della stampa serba e albanese che prima della gara ha alzato molto la tensione con articoli inutili - spiega il ds laziale. - L'albergo della squadra albanese era circondato dai blindati militari. Per uno che deve giocare una partita di calcio avere i blindati e 5-600 poliziotti armati in albergo, a livello psicologico, non è facile». Ma oltre a Tare, ieri c'era un bel pezzo di Lazio rappresentata a Belgrado: dal capitano albanese Cana, al portiere Berisha anche lui albanese, al serbo Djordjevic. I tre si ritroveranno oggi a Formello, dove è rimasto l'altro serbo (non convocato poiché infortunato) Basta. «Ci possono essere ripercussioni nello spogliatoio ? No - esclude categoricamente Tare -. Tra di loro hanno un rapporto ottimo, sono persone molto serie e perbene e non ci sarà nessun problema».

CANA: «AGGREDITI DAI SERBI» - «La bandiera più bella del mondo». Così il capitano dell'Albania, Lorik Cana, descrive l'immagine del drone che, con una bandiera della Grande Albania, con la scritta "Kosovo autoctono", ha sorvolato il Partizan Stadium di Belgrado scatenando gli incidenti che hanno poi portato alla sospensione del match di qualificazione a Euro 2016 tra Serbia e Albania. L'immagine è stata postata dal calciatore della Lazio sia su Twitter che sulla propria pagina Facebook dove ha ricevuto circa 24mila 'Mi piace' e più di 430 condivisioni. «Siamo venuti a Belgrado per giocare a calcio ma siamo stati aggrediti dai tifosi serbi», ha poi proseguito il calciatore laziale. 

DE BIASI: «ESPERIENZA TRAUMATICA» - «Siamo reduci da un'esperienza traumatica. È successo quello che non pensavamo potesse succedere». E' con queste parole che il ct italiano della nazionale albanese di calcio Gianni De Biasi, descrive, al ritorno da Belgrado, la serata da incubo nello stadio della capitale serba, dove si doveva disputare la partita fra Serbia e Albania valida per le qualificazioni degli Europei 2016. Una partita sospesa al 41' del primo tempo per gravi incidenti avvenuti dentro e fuori il terreno di gioco. «Stavamo giocando bene. Purtroppo non siamo riusciti a terminare la partita dopo che i tifosi (tra cui anche Ivan Bogdanov, soprannominato 'il Terribile', ndr) hanno invaso il campo. Quello che è successo con i tifosi entrati sul campo è la cosa più incredibile che poteva succedere. È stata una situazione di grande pericolo», racconta De Biasi. Quattro dei suoi giocatori hanno subito lesioni «non solo dall'aggressione dei tifosi, ma sono stati colpiti anche dal servizio d'ordine, un fatto di una gravità incredibile», ribadisce il tecnico, secondo il quale «l'impianto di Belgrado era inadeguato per quel tipo di partita». La nazionale albanese è rientrata in patria con un volo charter alle 3.25 del mattino. All'aeroporto di Tirana c'erano almeno 5 mila tifosi, molti giunti anche dal Kosovo, ad accogliere i giocatori, considerati «veri eroi». «Siamo tutti fieri di voi, del gioco e della dignità dimostrata», ha dichiarato il vice premier Niko Peleshi, in una conferenza stampa all'aeroporto, insieme al ministro dello Sport Lindita Nikolli e con a fianco il laziale Lorik Cana, capitano della nazionale, e De Biasi. Dopo i primi momenti d'ira, a Tirana, migliaia di tifosi che seguivano la partita dalla tv hanno festeggiato per ore la semplice ipotesi di una condanna della Serbia da parte dell'Uefa e quindi dell'assegnazione all'Albania della vittoria a tavolino. De Biasi evita di pronunciarsi su questo. «Ci sono gli organi competenti a decidere. Le immagini sono agli occhi di tutti. Condizioni di estremo pericolo ed un impianto inadeguato», ha ribadito ancora il ct italiano. 

C'ERA ANCHE IVAN IL TERRIBILE -
In mezzo alla rissa scoppiata in mezzo al campo fra i giocatori e i tifosi c'era anche Ivan Bogdanov, il capo degli ultrà serbi che nel 2010 aveva capeggiato gli incidenti che, a Genova, portarono allo stop della partita Italia-Serbia. Proprio per questo Bogdanov aveva finito di scontare ad aprile un anno e 11 mesi di carcere. Secondo i media locali, sembra che Bogdanov abbia preso parte alle 'trattative' per far riprendere la partita tra Serbia e Albania.

IVANOVIC: «VOLEVAMO PROSEGUIRE» -
Branislav Ivanovic, il capitano della nazionale serba, si è detto rammaricato per la sospensione della partita con l'Albania, affermando che lui e i suoi compagni di squadra avrebbero voluto continuare il match, mentre i calciatori albanesi non erano nelle condizioni di farlo, dopo l'incidente con il drone e la bandiera. «La cosa più importante è che noi volevamo continuare a giocare, siamo sempre stati vicini ai giocatori albanesi. Ma in consultazioni con il delegato Uefa i calciatori dell'Albania hanno detto di non essere in condizioni fisiche e psichiche per continuare a giocare. Sul risultato di questa partita deciderà l'Uefa», ha detto Ivanovic ai giornalisti. «Ci dispiace tanto che il calcio non sia stato in primo piano, a noi interessa solo giocare al calcio», ha aggiunto con allusione allo sfondo politico degli incidenti allo stadio di Belgrado.

SMENTITO ARRESTO DEL FRATELLO DEL PREMIER -
Tirana smentisce le notizia dell'arresto del fratello del premier Edi Rama, Olsi Rama, perché sospettato di essere stato l'organizzatore della messa in scena con la bandiera della 'Grande Albania', all'origine degli incidenti che hanno portato alla sospensione della partita Serbia-Albania. «Ho avuto una comunicazione con il mio omologo serbo, il quale mi ha negato che ci fosse stato l'arresto del fratello del premier», ha dichiarato all'Ansa il ministro dell'Interno albanese Saimir Tahiri. 

REAZIONI POLITICHE -
«Rammarico per i nostri vicini che hanno fatto una figuraccia davanti a tutto il mondo con uno spettacolo vergognoso». È questa la reazione su Twitter del Premier albanese Edi Rama ai gravi incidenti avvenuti nello stadio di Belgrado mentre si giocava la partita di calcio Serbia-Albania, valida per le qualificazioni europee, che alla fine è stata sospesa. «Sono fiero dei giocatori che, per quel che si è disputato, hanno vinto sia con il gioco che con le occasioni», ha scritto Rama. «Dispiacere» è stato espresso anche dal ministro degli Esteri albanese Ditmir Bushati, il quale in un suo messaggio, sempre su Twitter, ha scritto che «il calcio non dovrebbe esser ostaggio degli estremisti». Intanto nelle strade della capitale albanese, dopo i primi momenti d'ira, migliaia di tifosi che seguivano la partita dalla Tv, si sono messi a festeggiare la semplice ipotesi di una condanna della Serbia da parte dell'Uefa e quindi dell'assegnazione all'Albania della vittoria a tavolino. 
 

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