ROMA - «Tratta il pallone meglio di come molti uomini trattino le proprie mogli». La rivista sportiva più famosa di Germania, Kicker, definisce così Ilkay Gundogan, il turco tedesco che ha stregato Juve, Real e City. Un mix di classe, corsa e fantasia. Il centrocampista del Borussia Dortmund e della nazionale tedesca ha una storia davvero particolare: classe 1990, nato da una famiglia di minatori turchi a Gelsenkirchen che per lui hanno scelto scuole tedesche e lingua teutonica.
L'OPERAZIONE ALLA SCHIENA - Due anni fa, prima dell'operazione alla schiena per un'infiammazione alle radici spinali che lo ha tenuto lontano dai campi per 434 giorni in Bundesliga e 586 in nazionale, Gundo ne valeva almeno 50. Il mal di schiena gli fa saltare il Mondiale della Germania uber alles in Brasile, «pensate a cosa sarebbe stata quella squadra campione del mondo con Gundogan», dirà in seguito Oliver Bierhoff.
LA CARRIERA - Cresciuto nel Bochum, Ilkay nel 2009 passa al Norimberga. Klopp se ne innamora («Ha i geni del grande stratega») e lo porta al Borussia Dortmund: da regista offensivo il tecnico che ha portato i gialloneri a un passo dalla Champions (Gundogol nella finale tutta tedesca persa col Bayern nel 2013) ne fa una mezzala tutta tecnica, aggressività e corsa. Ottima visione di gioco, buon tiro, capace di giocare anche spalle alla porta, Gundogan si prende la ribalta.
L'ABBANDONO - Semifinale di Coppa di Germania del 2012: a pochi secondi dai calci di rigore Ilkay segna il gol che porta il Dortmund in finale. Diventa l'eroe del Borussia, ma il pulmann parte senza di lui, dimenticandolo allo stadio e Gundogan ritorna a Dortmund con il taxi. Storia di un ragazzo schivo e per certi versi sfortunato: dopo l'infortunio non è stato più lui. Comincia il tira e molla col Borussia, rinnova fino al 2017 ma ammicca a Juve e Real. Faccia in fretta, altrimenti rischia che qualcuno si dimentichi definitivamente di lui.