Italia-Germania: centrocampo a confronto

Registi e trequartisti di livello mondiale: la nobiltà tedesca contro l'alveare operaio messo in piedi da Conte
Italia-Germania: centrocampo a confronto
Vladimiro Cotugno
10 min

ROMA - «Certo, il passato c'è sempre, non abbiamo mai battuto l'Italia in un torneo ma...'Wir haben kein Italien-Trauma'»: non abbiamo alcun trauma Italia, assicura Loew parlando in conferenza stampa a proposito degli azzurri. Sarà. Di sicuro l'unico ad augurarsi il passaggio del turno degli azzurri tra le fila della Germania era lo juventino Khedira, per amicizie di club più per spavalderia e scaramanzia. Al di là dei precedenti storicamente favorevoli all'Italia, quella che vivremo sarà sicuramente la sfida più affascinante dei quarti di finale: otto coppe del mondo e quattro titoli continentali uno di fronte all'altro per la partita dal palmares europeo e mondiale più prestigioso del calcio, Brasile permettendo. In attesa di vederla sul campo, vi accompagneremo in questi giorni d'attesa con un viaggio in tre puntate sulla supersfida di sabato sera mettendo di fronte, reparto per reparto, le due contendenti: lo abbiamo fatto per la difesa, ora è la volta del centrocampo delle due nazionali.

ITALIA-GERMANIA, DIFESE A CONFRONTO

TRADIZIONE E MELTING POT: LA GERMANIA DEL TERZO MILLENNIO - La spina dorsale della linea mediana di Loew si regge su due uomini chiave, le due anime della Germania che riflettono la società tedesca, la tradizione e la mescolanza di culture. La prima, il Real Madrid l'ha strappata al Bayern due anni fa dopo avergli visto alzare prima la Champions e poi la Coppa del Mondo: il talento di Toni Kroos ha attecchito e messo radici anche in terra spagnola e in queste due stagioni la sua immensa classe lo ha portato ad essere considerato uno dei più forti centrocampisti di quest'epoca, insieme ad un Olimpo con Pirlo, Iniesta, Xavi, Rakitic, Modric e il compagno di nazionale Oezil. Potenza, tecnica, qualità, costruzione di gioco, verticalizzazioni: il bagaglio calcistico del ventiseienne di Greifswald, già messo in mostra a Monaco, si è espanso a dismisura e in due stagioni è diventato un pilastro delle merengues, arrivando ad alzare la sua seconda Champions in carriera giusto un mese fa a Milano. 

KROOS TEME L'ITALIA

L'altra metà del cielo tedesco passa sempre dal Real, ma stavolta in direzione contraria rispetto a Kroos: da Madrid Sami Khedira si è trasferito a Torino la scorsa stagione, per rilanciare la sua carriera dopo essere stato per anni ai margini del progetto galactico di Perez, vincendo comunque tutto il possibile a livello di club. Sangue tedesco e tunisino, è la massima espressione di una multiculturalità che si è imposta anche nel calcio, rinvigorendo la linfa sportiva della Germania portandola fino al trionfo mondiale. Intelligenza e forza fisica, sempre nel vivo del gioco e spesso anche finalizzatore grazie al suo tempismo negli inserimenti, alla Juventus ha ritrovato fiducia e sicurezza nonostante qualche infortunio di troppo e a ventinove anni ha ripreso il comando della sua nazionale con tanto di fascia di capitano al braccio.

KROOS: GRAZIE A KHEDIRA L'ITALIA NON HA SEGRETI

OEZIL E DRAXLER, FANTASIA AL POTERE - A completare il quadro stellare del centrocampo che affronterà l'Italia, due trequartisti che rappresentano il presente e il futuro radioso della Germania per gli anni a venire. Mesut Oezil, come Khedira, è stato tra i primi calciatori della nuova generazione: istinto e sentimento turco unite alla disciplina teutonica per il calciatore tedesco più costoso della storia del calcio, visti i 53 milioni di euro pagati dall'Arsenal al Real Madrid nel 2013 per portarlo a Londra. 27 anni di pura classe, 'Il Mago di Oz' dei campioni del mondo in carica è l'uomo dell'ultimo passaggio, capace in ogni istante della partita di trovare lo spiraglio giusto per mandare in porta un compagno di squadra. Dall'altra parte del campo, a cercare di mettere in difficoltà gli azzurri, ci sarà il talento cristallino di Julian Draxler, a lungo vicino alla Juve l'estate scorsa prima di scegliere di restare in patria, lasciando lo Schalke 04 per il Wolfsburg: a 23 anni Draxler è la 'New Thing' tedesca, il progetto di numero 10 del terzo millennio: cambio di passo, dribbling, velocità, facilità di calcio con entrambi i piedi sono i suoi punti di forza che, se sostenuti da una solidità fisica non sempre all'altezza delle sue abilità, ne faranno una colonna portante della sua nazionale per tutta la carriera.

ITALIA-GERMANIA, SABATO ALLE 21 A BORDEAUX

L'ITALIA, CORSA OPERAIA E LA SORPRESA DI CONTE - Juve, Roma, Lazio, Milan e Bologna, via Sunderland: sono le squadre degli uomini di Conte che, vista la quasi certa assenza sia di De Rossi che di Candreva, proveranno a neutralizzare la parata di campioni che gli si parerà di fronte. C'è poco da dire a livello di numeri e di esperienza internazionale: preso tutto insieme il centrocampo dell'Italia ha totalizzato 35 presenze in Champions League, una in più del giovane Draxler, e a livello di nomi ci sono diversi livelli di differenza tra un Khedira e uno Sturaro, tra un Kroos e un Parolo, tra un Oezil e un Giaccherini. Eppure questi tre erano tutti in campo anche quattro anni fa a Varsavia, quando con la doppietta di Balotelli li rispedimmo a casa per l'ennesima volta.

A Bordeaux servirà un capolavoro, ancora maggiore di quello contro la Spagna, per continuare il sogno: c'è da sbattere fuori la nazionale campione del mondo in carica, dopo averlo fatto già con quella d'Europa, e l'impresa sulla carta è davvero titanica come riconoscono anche gli azzurri. Partire da sfavoriti è il primo, piccolo vantaggio da sfruttare: sarà la Germania a cercare di comandare la partita e se c'è una qualità che il gruppo di Conte ha già dimostrato di possedere è quello di saper soffrire, contenere l'avversario per poi sorprenderlo con fiammate improvvise. La compattezza del gruppo e gli automatismi tattici che il ct ha infuso nella sua Nazionale possono essere decisivi per mettere in difficoltà la Germania, a De Sciglio e Florenzi sarà demandato il compito di sfiancarsi sugli esterni per chiudere gli spazi difensivi e crearne in fase offensiva, a Giaccherini, Sturaro e Parolo di correre senza tregua e provare l'inserimento a sorpresa dietro le linee. Saremo anche la nazionale più vecchia dell'Europeo, ma siamo anche quella che corre più di ogni avversaria: alla fine la differenza negli ottavi di finale l'hanno fatta anche i sette chilometri in più rispetto agli spagnoli.

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Potere operaio, quindi, unita alla capacità tattica del nostro ct di leggere la partita che al momento potrebbe essere la nostra arma a sorpresa per trovare la fragilità nello scafo della corazzata tedesca. Senza De Rossi e con la squalifica di Thiago Motta, l'unico che può davvero agire da regista, e neanche tanto occulto, è Bonucci: per attaccare la Germania non è un'eresia pensare a un movimento continuo del centrale della Juve a ridosso del centrocampo per gestire la manovra, protetto dai pretoriani Sturaro e Parolo. Una 'salida lavolpiana' all'inverso, in termini tecnici, con i movimenti ad allargarsi di Giaccherini e Eder e un esterno a turno ad aggiungersi ad uno di loro per scegliere un lato forte dal quale attaccare e provare a fare breccia nelle maglie tedesche. La Germania è una squadra costruita per attaccare, ma sui lati Kimmich è un centrale adattato e Hector è un terzino di spinta che se attaccato può essere messo in difficoltà.

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