Ronaldo cavalca in sella l’Europeo, sfoglia la margherita sul futuro e ferma il tempo. Il tempo dell’anagrafe, perché a 36 anni è ancora decisivo, pur senza essere il trascinatore di qualche anno fa. Il tempo del mercato, perché decide quando vuole lui, cioè quando si apre, se si apre, un corridoio che lo porti dritto a Parigi, alla corte degli emiri.
La Juve aspetta e trattiene il fiato. Perché non ha alcuna agibilità su un contratto quadriennale da 240 milioni, siglato per vincere in Europa ma giunto alla sua ultima annualità senza alcun trofeo e senza un ritorno dei costi sostenuti. Non può venderlo, per assenza di compratori. E non può puntare a un divorzio concordato, perché troppo oneroso. Per chiudere il capitolo CR7, come pure in parte auspica, la dirigenza bianconera può solo sperare che Ronaldo costruisca da sé, e presenti sul piatto, un altro azzardo finanziario come quello che lo portò a Torino tre anni fa.
Ronaldo pure ci prova. Ma tre anni sono passati e di mezzo c’è passata la pandemia. Che accade se l’operazione non riesce? Si aprono due possibilità, a seconda che la Juve soccomba alla sua Ronaldo-dipendenza o piuttosto la sormonti. Nel primo caso il nuovo ciclo aperto dall’arrivo di Allegri finisce in un limbo. Il mercato si ferma a Locatelli e a un quarto attaccante, che non sarà neanche un comprimario, ma al più una comparsa. Perché ruotare in quattro su due maglie, quando una è di Ronaldo, signifi ca giocare poco o nulla. Dybala dovrà accontentarsi - ma lo farà? - di essere l’eterno secondo, accettare di essere sostituito per far spazio a Morata, e inventarsi un posizionamento tattico che non invada l’autonomia di Cristiano. Un film già visto che, al di là dei risultati, lascerebbe la Juve dov’è. Con un rischio: che i mugugni dello spogliatoio nei confronti del campione portoghese, a cui tutto fi n qui è stato concesso, inneschino una guerra intestina non più arginabile.
L’alternativa è tenere Ronaldo ma non subirlo. Sfruttare i suoi gol, ammesso che possa replicare le performance degli anni passati, ma gestire i suoi cali di rendimento, sostituirlo se necessario e, soprattutto, affrancare tatticamente e psicologicamente la squadra dalla sua dipendenza. Un’impresa che alcuni giudicano impossibile. Anche se al timone c’è un marinaio esperto come Allegri. Anche se nell’ultima stagione il potere di condizionamento del top player sulla società è destinato a scemare.
Tuttavia non c’è altra scelta. La Juve è ostaggio di una trattativa - quella con il PSG - che la riguarda ma che non può gestire. E dal cui esito dipende la sua restante agibilità sul mercato. E il suo futuro. Ronaldo per ora sfoglia la margherita. E Agnelli raccoglie i petali che cadono per terra.