ROMA - Da bambino tifava per il Parma di Asprilla e Buffon e sognava di fare il portiere, amava il calcio. Matteo Bonavolontà, classe 1984, un passato di portiere, dal 2009 fa il preparatore dei portieri del settore giovanile della Lazio e il calcio è la sua vita. Gli mancano il campo e la partita vera, ma con passione ora si dedica ai bambini e ai ragazzi. Una delle ultime idee che ha avuto è una associazione sportiva (è nata a marzo, il presidente è suo papà Elio), si chiama “Scuola portieri ImParando“ e questa estate a Chianciano, dove si svolgeranno le finali Giovanissimi e Allievi, terrà il secondo stage portieri “Im-Parando“: dal 13 al 19 luglio una settimana di allenamenti e spiegazioni a numero chiuso per chi è nato dal 1997 al 2006, ovviamente c’è una quota di iscrizione (si può consultare il sito www.im-parando.it). Lo scorso anno un bambino selezionato per lo stage è approdato alla Lazio. “E’ una missione la mia - dice Bonavolontà - anzi, direi la nostra, perché ho la fortuna di lavorare con uno staff che ha passione per tutto quello che fa e non smetterò mai di ringraziare la Lazio e il generale Coletta, responsabile del settore giovanile biancoceleste. Lavorare con i ragazzi non è facile ma è importante, perché è un’età delicata e perché di falsi miti in giro ce ne sono tanti. E poi il ruolo del portiere è diverso dagli altri... “.
REGOLE - Codice etico, qualità della preparazione, attenzione maniacale, Bonavolontà non tralascia i dettagli ed è per questo che sta pensando a un ritiro pre-campionato, a una scuola con più sedi e anche a un clinic in cui educare e istruire sul difficile mestiere di allenatore dei portieri. Ma il migliore chi è? “E’ un misto: la tecnica di Marchegiani, la potenza di Peruzzi, l’agilità di Neto, la testa di Perin. In assoluto è un’utopia capire se un bambino ha stoffa per diventare un grande. Servono tante doti ed esperienza. L’ho provato sulla mia pelle. Ma il calcio è bellissimo e va amato e io voglio insegnarlo ai piccoli“.
FUTURO - Non ha rimpianti per quello che poteva essere e non è stato, forse per questo si è messo a studiare e oggi conosce la materia a fondo. Aggiunge Bonavolontà: “Con i ragazzi serve la massima attenzione, la chiave di lavoro giusta credo sia la condivisione, unire le forze perché venga su una generazione di appassionati dello sport e del calcio. Conta il lavoro, ci vuole preparazione, ma soprattutto insegnare regole e principi. In molte società per colpa della crisi la figura del preparatore dei portieri non c'è più e la mia scuola vorrebbe essere di aiuto in questa attività di preparazione. Anche perché il ruolo del portiere è importante quanto quella dell'attaccante... “.