Zemanlandia, la vera giostra del gol

Il Foggia del boemo: uno spettacolo Made in Sud
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Zden?k Zeman e il Foggia: un amore passato attraverso crisi, polemiche e poi momenti di idillio intensi ed indimenticabili. Proprio come in un romanzo scritto col cuore. Un sentimento forte, ad accomunare l’entusiasmo di una calda piazza calcistica del Sud e la voglia di spettacolo di un allenatore serio, intransigente, taciturno. E che a Foggia è stato in grado di dare il meglio di se stesso, costruendo una squadra perfetta, straordinaria sintesi di velocità, organizzazione tattica ed idee.  

COME AL LUNAPARK. Ed è così che, tra il 1989 e il 1994, nasce Zemanlandia, il colorato e frizzante lunapark foggiano targato Zden?k Zeman: 4-3-3 il modulo di riferimento, con diagonali, tagli, sovrapposizioni. Sono questi gli ingredienti tattici di una squadra a tratti irresistibile, capace di mettere in vetrina giocatori fino a quel momento sconosciuti ma che guadagneranno la grande ribalta grazie agli insegnamenti del maestro boemo, autentico deus ex machina di un’orchestra specializzata nella sinfonia del gol. Lo Zaccheria, negli anni ruggenti di Zemanlandia, era uno stadio traboccante d’amore, un catino inespugnabile, un posto maledetto per gli squadroni che, incauti, si illudevano di fare lì una passeggiata calcistica. Ed era così, invece, che fioccavano i risultati tennistici, quasi tutti a favore del Foggia, che si affacciava alla ribalta del calcio italiano a suon di gol. Tutti ne parlavano, tutti esaltavano le doti della squadra di Zeman, fatta di massacranti allenamenti, esercizi ai limiti dell’impossibile sui gradoni dello stadio. Zemanlandia è stata, innanzitutto, divertimento e godimento foggiano allo stato puro, condito in salsa boema. 

IL RITORNO. Per Zeman, costruire il lunapark di Zemanlandia, non è stato poi così difficile: a Foggia c’era già stato, seppur per una sola stagione. Eravamo nel 1986. Quanto bastò comunque al boemo per fotografare problemi e capacità di una piazza che, di lì a poco, lo avrebbe adottato, facendolo diventare un idolo. Ed è così che lo storico presidente Pasquale Casillo, coadiuvato dall’abile direttore sportivo Peppino Pavone, in occasione della nuova promozione del Foggia dalla C1 alla B, richiamò in panchina il boemo. Correva l’anno 1989: Zemanlandia nascerà dunque con i migliori auspici con un ottimo ottavo posto in B. 

GLI ANNI DELLA A. Nulla, però, a confronto di quello che sarebbe accaduto l’anno successivo, quando la truppa di Zeman riuscirà nell’impresa di guadagnare l’olimpo della Serie A. A Rambaudi e Signori, nel dogmatico e imprescindibile 4-3-3, si affiancherà colui che sarà il capocannoniere del campionato, l’agile punta Ciccio Baiano. Ben 67 reti segnate complessivamente in quell’anno, 22 delle quali portarono la firma del bomber campano. Il tecnico di Praga sarà sempre protagonista, anche nella massima serie. Arriveranno così volti nuovi da forgiare, altri personaggi in cerca d’autore, che Zeman sarà ancora una volta abile a trasformare in giocatori di lusso: Petrescu, Shalimov e Kolyvanov. Il meglio del calcio dell’est sbarca a Foggia. Che squadra, quella squadra: gli esterni di difesa Codispoti e Petrescu spingono come indemoniati sulle fasce, Barone in mezzo al campo è l’ago della bilancia, mentre al suo fianco  Shalimov mette in mostra la sua bravura negli inserimenti. Là davanti, il tridente delle meraviglie Signori-Baiano-Rambaudi, capace di segnare gol a grappoli. La squadra sfiorerà una clamorosa qualificazione in UEFA, arrivando nona a fine anno. Poi, l’anno successivo, arriveranno le cessioni illustri. La società entra in difficoltà e occorre rimpinguare le casse. Partono in molti (Signori, Baiano e Rambaudi su tutti), ma l’incasso è enorme: 57 miliardi di lire dalle vendite. In quegli anni arriveranno però calciatori come Di Biagio e Roy. Zemanlandia ha un nuovo sussulto e, ancora una volta, la qualificazione in Europa viene sfiorata: in cabina di regia si esalta la classe di Stroppa, affiancato dai mastini Di Biagio e Seno, mentre la difesa è regno incontrastato del flaco Josè Antonio Chamot, arrivato dal Pisa. In Europa ci va il Napoli. Sarà, quella, la fine di Zemanlandia. La giostra del gol chiude i cancelli, Zeman se ne va alla Lazio. Tra mille rimpianti e un ricordo indelebile. Foggia piange lacrime di nostalgia. Il maestro boemo ha fatto la storia.


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