Quando la Lazio alzò la Coppa Italia a San Siro

Grazie allo 0-0 contro l'Inter, i biancocelesti festeggiarono al Meazza il "double" nel 1999-2000. Decisivo il 2-1 dell'andata con Simeone match winner
Quando la Lazio alzò la Coppa Italia a San Siro
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Il presidente Sergio Cragnotti è raggiante. «Quando, qualche mese fa, parlavo di grande slam, erano in molti a prendermi in giro. In questa stagione abbiamo sbagliato una partita sola, a Valencia». È il 18 maggio 2000, quattro giorni dopo il secondo scudetto la Lazio ha appena conquistato la terza Coppa Italia della sua storia. È il sesto trofeo nella gestione Eriksson, iniziata proprio con la conquista della coppa due anni prima, in finale contro il Milan. Stavolta, dall’altra parte c’è l’Inter.

IL DRAMMA DI RONALDO - L’andata si è giocata oltre un mese prima, all’Olimpico. La Lazio vince 2-1 ma non c’è l’atmosfera giusta per festeggiare. Avrebbe dovuto essere il gran giorno del ritorno di Ronaldo, che si rivede in campo dopo cinque mesi. Entra per Baggio, dopo cinque minuti e sedici secondi tenta un doppio passo e il ginocchio cede di nuovo: urla, lacrime, il Fenomeno esce dal campo abbracciato a Moratti. «Mi dispiace veramente moltissimo per lui, per l’Inter, per il Brasile e per il calcio – dice Eriksson a fine partita -. Credo anche che tutti i giocatori che erano in campo abbiano vissuto questo dramma con grande partecipazione, erano tutti sotto choc, vuol dire che ci sono ancora i sentimenti, che non conta se uno è un avversario o no, anche il pubblico se n’è accorto e l’ha applaudito». La Lazio è arrivata in finale battendo il Ravenna, la Juventus nei quarti con gol decisivo per il 2-1 al ritorno di Simeone, e il Venezia in semifinale. L’Inter ha eliminato il Bologna, ha sconfitto nei quarti il Milan, cruciale il 3-2 all’andata con il futuro ad rossonero Fassone come assistente degli arbitri Farina e Rodomonti, il Cagliari in semifinale.

IL MATCH DELL’OLIMPICO - All’andata, l’Inter passa subito: cross di Mutu e destro di Seedorf che anticipa Gottardi. Serve un’azione insistita di Nedved, che la fa passare tra le gambe di Cordoba e Peruzzi, per il pareggio che chiude un primo tempo non indimenticabile. Il colombiano, poco aiutato da Serena, soffre quando Stankovic dialoga con Conceiçao che al 52’ disegna il cross che Simeone trasforma nel gol della vittoria. Ma al 19’ del secondo tempo, lo shock per Ronaldo copre tutto il resto.

 

FESTA LAZIO A SAN SIRO - A Milano, la Lazio si presenta con lo scudetto appena vinto e la festa per il tricolore non ancora assorbita. I giocatori si presentano con i capelli ossigenati o tinti di blu. In molti pensano a una squadra scarica, poco motivata. Il primo tempo potrebbe anche suggerire questa possibilità. L’Inter, anche senza strafare, controlla la partita. Il tecnico Marcello Lippi, però, nel secondo tempo trova di fronte una Lazio di carattere. Veron e Nesta restano in campo anche se non al meglio, Salas entra per Simone Inzaghi e ci mette una grinta particolare. Eriksson mantiene le due punte per tutta la partita, a conferma di una volontà non semplicemente riconducibile alla difesa del vantaggio maturato all’andata. L’Inter va a qualche centimetro dal cambiare la storia, ma il sinistro di Recoba al 91’ rimbalza sul palo. È la Lazio ad alzare la coppa.

SIMEONE DECISIVO - «La Lazio – dice capitan Nesta – può fare ancora di più, la voglia di vincere non manca e non mancherà». Simeone si gode una rivincita, la vittoria contro la sua ex squadra possibile proprio grazie al suo gol all’andata. «Mi dispiace per i tifosi nerazzurri. Certo, è stata un’annata fantastica nella quale abbiamo centrato tre obiettivi su quattro. Siamo un gruppo straordinario che ha dato l’anima in questo finale». L’argentino, gongola Cragnotti, «è un ottimo acquisto. Sentite come lo esaltano i tifosi: Simeone rappresenta la carica della squadra, di tutto l’ambiente».


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