Juve-Inter, Anastasi per Boninsegna: lo scambio di bomber e bandiere

Era il 1976 quando Fraizzoli e Boniperti si accordarono per il trasferimento dei due campioni. Uno vivrà una seconda giovinezza, l’altro imboccherà il viale del tramonto
Juve-Inter, Anastasi per Boninsegna: lo scambio di bomber e bandiere
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Derby d’Italia, termine coniato da Gianni Brera. È la sfida tra le due regine del calcio italiano: giocano Juventus e Inter. In campo scendono i campioni. Ne sono passati tanti: si sono affrontati Del Piero e Ronaldo, Platini e Rummenigge, Facchetti e Altafini. Bianconeri da una parte, nerazzurri dall’altra. C’è chi ha avuto l’onore di indossare entrambe le maglie, come Roberto Baggio o Peppìn Meazza. Ma c’è anche chi è stato scambiato tra le due società contro la sua stessa volontà, dando vita a colpi di mercato clamorosi.

Addio bandiere

È l’estate del 1976, al juke-box suonano le parole di Gianni Bella: “Se il nostro amore è un altro fallimento, non me la prenderò con te, con lui, né con il vento […] perché non ti comprai e adesso non ti vendo”. È il singolo “Non si può morire dentro”, il più ascoltato in quei mesi torridi e il secondo più venduto dell’anno alle spalle di “Ancora tu”, di Lucio Battisti. Due canzoni che rispecchiano perfettamente il periodo e la storia che circondano due delle bandiere di Juve e Inter di quegli anni: Pietro Anastasi e Roberto Boninsegna. Pietruzzo, simbolo di tre Scudetti in bianconero. Bonimba, idolo dei tifosi nerazzurri. Due bomber di razza, ognuno con le sue caratteristiche. Quella canzone di Gianni Bella non entra in testa a Ivanoe Fraizzoli, il presidente dell’Inter, che si accorda con Boniperti per lo scambio tra i due attaccanti, con 800 milioni di lire di conguaglio in favore della Vecchia Signora dati i cinque anni in meno di Anastasi. “Domani devi essere a Milano, la società ha deciso di cederti alla Juventus”, dice il patron nerazzurro a Bonimba, che si sente morire dentro. Così come Pietruzzo, che ha il cuore infranto. Un derby d’Italia insolito, giocato sotto gli ombrelloni a colpi di mercato e di polemiche: Bonimba avvelenato con Fraizzoli, Mazzola e mister Chiappella, Anastasi separato in casa per via dei dissidi con Carlo Parola. Due bandiere che smettono di sventolare per i propri colori. 

Ancora tu

C’è il tempo delle vacanze per i due giocatori, di analizzare l’accaduto e di trasferirsi. Anastasi e Boninsegna affrontano lo stesso percorso ma a parti inverse. L’ennesima strada della loro carriera che li ha visti spesso vicini, ma praticamente mai insieme. Alla vigilia dell’Europeo del 1968, Bonimba riceve una squalifica di nove giornate per aver aggredito l’arbitro Bernardis (anche se probabilmente viene spinto addosso al direttore di gara da altri compagni furibondi). Con una squalifica così sul groppone, in Nazionale non lo vogliono e al suo posto, per l’Europeo, viene chiamato Pietro, protagonista assoluto con un gol nella finale bis contro la Jugoslavia. Passano due anni e arrivano i Mondiali in Messico. Anastasi è pronto a partire, ma all’ultimo è costretto a rimanere in Italia: deve operarsi per un inspiegabile problema fisico. Al suo posto vengono chiamati Pierino Prati e Boninsegna. Alla fine Valcareggi li tiene entrambi e manda a casa Giovanni Lodetti. Prati, in Messico, fa il turista. Bonimba, il titolare ed è protagonista nella partita del secolo contro la Germania e segna nella sfortunata finale contro il Brasile. Nel Mondiale 1974, finalmente, ci sono sia Anastasi che Boninsegna, ma Valcareggi dà maggior spazio a Giorgio Chinaglia. Pietruzzo e Bonimba giocano insieme solo mezza partita: il secondo tempo nella decisiva sfida contro la Polonia, persa 2-1. Poi lo scambio del 1976 e la sentenza di Gianni Brera: “Anastasi è finito e se non lo fosse la Juventus non l'avrebbe dato via”. Il tempo gli darà ragione. Boninsegna, in coppia con Bettega, nei successivi tre anni trascina la Vecchia Signora a due scudetti consecutivi, a una Coppa Italia e al primo titolo europeo: la Coppa Uefa del 1977. Anastasi, invece, in nerazzurro vince la Coppa Italia nel ‘78. Mentre Bonimba vive una seconda giovinezza, Pietruzzo imbocca il viale del tramonto, convinto che i giorni di gloria siano ormai passati, ma diventa maestro di un futuro campione del Mondo e futura bandiera nerazzurra: Spillo Altobelli. Guarda caso, un altro che passerà dall’Inter alla Juventus. Emblematico il primo incontro tra i due bomber a Torino la stagione successiva: specchio di quello che succederà. Il 16 gennaio 1977, con una doppietta, Boninsegna stende la sua amata Inter e vince il confronto a distanza con Pietruzzo. "Ancora tu. Ma non dovevamo vederci più?".


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