«Sono disgustato dai fischi a Gigio, e adesso mi chiedo perché il Milan non sia intervenuto ufficialmente per prendere le distanze dalla contestazione, per difenderlo in qualche modo, dopo che su un ponte di Milano è comparso quell’ignobile striscione. Vogliamo parlare delle minacce? Ha per caso ammazzato qualcuno? Non mi risulta. La verità è che il Milan non ha saputo o potuto tenerlo, non fa molta differenza... Prova a chiedere a chiunque, se padre, cosa avrebbe consigliato al proprio figlio: restare al Milan o andare al Paris Saint Germain?». Così Mino Raiola mercoledì sera, poco prima della fine del primo tempo di Italia-Spagna. Una telefonata inattesa, di getto e di pancia: tutta la rabbia dell’agente di calcio più popolare e impopolare, “aggressivo” e criticato del mondo, imitato anche (dai nuovi procuratori); quello di cui si favoleggiano commissioni monstre, l’uomo dei trasferimenti e delle rotture più clamorosi: il diciannovenne Pogba strappato a zero allo United nel 2012 e consegnato alla Juventus, Ibra dal Barcellona al Milan dopo una sola stagione e più recentemente Haaland dal Salisburgo al Borussia Dortmund, e da tempo si parla di un nuovo passaggio multimilionario dell’attaccante norvegese i cui interessi sono curati anche dal padre. Venti ore dopo, Raiola è più riflessivo, la rabbia non si è tuttavia attenuata: «È molto triste, strano e vergognoso quello che è successo allo stadio».
Era prevedibile, oltre che ampiamente previsto, purtroppo, e sono risultati inutili i tentativi della stampa di evitare la contestazione sottolineando peraltro che si trattava di una partita della Nazionale.
«È vergognoso che una parte della tifoseria se la sia presa con un ragazzo che non ha fatto niente di male, la cui colpa sarebbe semplicemente quella di aver esercitato il diritto di libera scelta. Perché altri motivi per fischiarlo non ce ne sono…».
La tifoseria milanista lo accusa di ingratitudine, e lo sai bene: dopo otto anni in cui la società l’ha cresciuto e gli ha dato la possibilità di esordire e affermarsi in serie A, Gigio se n’è andato a zero, questo il peccato. Non è stato né il primo, né sarà l’ultimo, certo. Devo aggiungere, peraltro, che il suo sostituto non lo sta facendo rimpiangere.
«È un’aggravante. Nel senso che non ci sarebbero nemmeno i presupposti per colpirlo ancora, no? Gigio è un ragazzo che ha sempre dato tutto sia alla Nazionale, contribuendo alla vittoria dell’Europeo, dove è stato eletto miglior calciatore del torneo, sia al Milan dove è rimasto fedele nei momenti più bui e difficili della società, mettendoci cuore, impegno e professionalità fino all’ultimo giorno, e contribuendo a riportare la squadra in Champions» (...)
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