Chiellini, striglia alla livornese

Chiellini, striglia alla livornese© Getty Images
Ivan Zazzaroni
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Tra sei, massimo diciotto mesi, la Juve perderà un grande difensore centrale, ma guadagnerà un dirigente altrettanto centrale preparato, deciso e che, così come quando scende in campo, non guarda in faccia a nessuno. Vinta la lunga partita con l’amico Buffon per chi sarebbe diventato il Nedved del futuro, a trentasette anni Giorgio Chiellini, forte di due lauree - una in controllo strettissimo dell’avversario, l’altra in Economia e Commercio con tanto di Master - ha voluto dare una dimostrazione delle sue capacità e intenzioni, esponendosi come mai nessun altro calciatore aveva fatto in passato e riuscendo a tenere insieme condanna e nostalgia. 

Il primo intervento a gamba tesa l’ha riservato all’Uefa e di riflesso alla Federcalcio che la Uefa ha sostenuto e continua a sostenere energicamente nella vicenda della Superlega: «Ben venga la Superlega» ha detto nel corso di un’intervista a Dazn. «Col presidente (Agnelli, nda) ne parlo da qualche anno. Il futuro del calcio va sempre più verso una europeizzazione, a dispetto dei campionati nazionali. Un giocatore di livello della Juve vuole disputare quelle partite, con tutto il rispetto per le altre. Anche i nostri tifosi vogliono vedere gare di caratura europea. Siamo arrivati a un punto di non ritorno (beata consapevolezza, nda). Negli Usa, che in questo sono maestri, hanno creato superleghe in ogni sport».  

Sui colleghi (suoi) ha commesso un fallo da rosso, ancorché involontario, gli auguro: «Ci sono alcune squadre di troppo in Serie A. Dovrebbero essere 18, paradossalmente si potrebbe tornare anche a 16, ma credo che diciotto sia il numero giusto per far salire la competitività». In buona sostanza, Chiellini ha invitato Gravina a tagliare due o quattro squadre, ovvero cinquanta o cento posti di lavoro. Ora, se un discorso del genere l’avesse pronunciato il presidente di un club, o un giornalista, nessuno si sarebbe scandalizzato, tutt’altro. Ma se a farlo è un calciatore in attività, oltretutto consigliere (ascoltato) dell’Aic, beh, lo stupore è forte. Come l’imbarazzo all’interno del sindacato stesso. Non a caso - da noi interpellato - il presidente Umberto Calcagno ha preferito evitare commenti. Bah.  

Dove Chiello mi ha entusiasmato è stato tuttavia nella sintetica riflessione sul futuro e su un calcio più europeo: «Noi romantici vorremmo l’abolizione del Var, la cancellazione del fuorigioco e il ritorno del passaggio indietro al portiere». Oltre - l’ha specificato - alle 18 squadre, se non addirittura 16. Se ho ben capito, desidera tornare al 2016/17 senza Var, al 1864 senza il fuorigioco, nato insieme al calcio e in seguito modificato gradualmente, al 1992 per il passaggio al portiere, all’87-88 per il campionato a 16 e al 2004 per quello a 18.  

Non gli si può negare una terza laurea, in Competenza, oggi la più utile e insieme la meno posseduta. Troppo impegnativa. Ma non fermatevi al futuro Nedved, Chiellini è avanti, molto avanti, come quei livornesi che si inventarono trentasette anni fa le teste di Modigliani. Molti risero. Sgarbi ha appena dedicato loro una mostra. Il Maestro, per mistificarne l’opera, lo conoscevano bene. Erano Competenti. Mi chiedo se si possa dire che per perfezionarsi Chiellini studia da Draghi. Come dire Boniperti.

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