Brutti, sporchi e poco cattivi

Brutti, sporchi e poco cattivi© Getty Images
Ivan Zazzaroni
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Siamo stati brutti, sporchi e poco cattivi. Abbiamo sbagliato troppe scelte, in particolare quella del rigorista, la più importante, lasciando nuovamente il compito di risolverla a Jorginho, al terzo errore consecutivo con la Nazionale, anziché a Berardi che dal dischetto ha la freddezza e la precisone del cecchino. Insomma, l’abbiamo buttata via in malo modo: una fortuna caduta dall’alto (e dal Var) ha provato a darci una grossa mano a un minuto dalla fine, ma non siamo stati capaci di sfruttare l’opportunità, solo in parte meritata. Poveri fin dall’inizio, noi, autori di un primo tempo sconsolante, in cui la paura di sbagliare e la conseguente, insospettabile imprecisione di battuta hanno prevalso su buone intenzioni, obiettivi e urla di Mancini. Perfino l’impegno profuso nella ripresa non ha prodotto un gioco di qualità e un numero accettabile di occasioni. Diffuse, perciò, le insufficienze: Barella non ha ricordato nemmeno lontanamente il tuttocampista infinito dell’Inter. Non stava bene e si è notato. Locatelli, Insigne e Chiesa sono risultati fin troppo trattenuti e costantemente irrisolti e poco lucidi. Belotti non l’ha mai strusciata. Troppe volte, nei novanta minuti, ho imprecato contro chi il pallone lo passava all’indietro, consentendo alla Svizzera di organizzare la fase difensiva: impossibile sorprendere con il palleggio lento e qualche lancio lungo chi era partito con l’idea di portare a casa il pari. Non mi conforta, stavolta, l’ottimismo di Roberto: ha spiegato che la Bulgaria potrebbe anche batterla, la Svizzera. Ma non sempre la speranza e la fiducia sono risorse.

Addio Mi-ti-co

È stato il giornalista sportivo più popolare, empatico, amato, imitato e ingombrante. Giampiero Galeazzi era un formidabile comunicatore, un geniale battutista, sapeva essere delicato e acuto, volutamente distante ma anche sorprendentemente vicino. Lo conoscevo da una trentina di anni, a inizio carriera ne invidiai i viaggi, gli incontri, le esperienze, le occasioni. Nel 2003 ebbi l’opportunità di lavorare insieme a lui e Franco Lauro alla Domenica sportiva del cinquantenario. La conoscenza si è poi trasformata in amicizia e - dal 2014 - l’amicizia in confidenza e sfogo anche: era diventato un esule, il nostro ambiente l’aveva “rimosso”, abbandonato senza risparmiargli cattiverie, al punto da farlo diventare rancoroso. Per molto tempo Giampiero si è bastato e trascurato, negli ultimi anni l’ha accompagnato l’amarezza per quello che non gli era stato dato, una semplice promozione, una carica, la gratificazione. Non lo sentivo da tre mesi, purtroppo per ben due volte non ho risposto alle sue chiamate whatsapp - squilli subito interrotti - pensando che gli fossero partite. Ma quando ho saputo della sua morte sono andato istintivamente a rileggere i messaggi - li conservo ancora -, sorridendo dei numerosi “meme” che mi aveva girato. Dopo il “caso Black Friday”, il nostro titolo che scatenò un’ingiustificata e intollerabile gogna social, mi sostenne: “Il sabato del villaggio. Io sto dalla tua parte. Il vero razzismo è il non voler distinguere la stupidità da chi fa giornalismo”. Spesso prevalevano il supertifoso laziale e il giornalista curioso e informato: “Per Giroud decide la moglie che vuole Londra. Lui la Lazio” (31/1/2020); “come al solito Lotito non compra nessuno, nemmeno a mezza manica” (31/1/2020). Palleggiava ironia e esigenze: “non preoccupatevi dei chili accumulati, tanto la prova costume si farà scritta” (aprile 2021); “vecchio lupo di mare, avresti da prestarmi una vecchia Olivetti, macchina da scrivere? Te ne sarei grato” (22/8/2020); “è morto Pigna. Alfredo aveva 94 anni, colonna della Ds (19/11/2021). L’11 giugno, al termine di Italia-Turchia, mi suggerì il titolo di prima pagina: “Mamma gli azzurri!”. E aggiunse: “banale ma popolare”. Lo accontentai. Infine il Galeazzi olimpico: “Attenzione, nel canottaggio ci sono grosse polemiche” (28/7/2021); “qui le medaglie piovono come sassi” (31/7/2921). L’ultimo whatsapp è del 16 agosto: “Buon Ferragosto”. L’abbiamo voluto ricordare con la bellissima intervista che rilasciò a Giancarlo Dotto. Nella quale ammise che «mi pesa il distacco dall’ambiente lavorativo. Mi manca quella cosa lì. Prima sei un ufficiale a cavallo, poi non sei nemmeno un fante pedestre». Addio Mi-ti-co!


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