“Cara Italia, credi più nei giovani”

Marco Tardelli critica il sistema: “Capisco i problemi di Mancini, in Serie A pochi giocatori convocabili in Nazionale”
“Cara Italia, credi più nei giovani”© Bartoletti
Giorgio Marota
5 min

ROMA - Quando Marco Tardelli condusse l’Italia Under 21 alla conquista dell’Europeo, nel 2000, schierava a centrocampo i futuri campioni del mondo Pirlo e Gattuso. Avessimo oggi tanto ben di Dio, probabilmente, non staremmo qui a parlare della crisi del talento. Eppure, questi diamanti qualcuno deve averli pur sgrezzati. E qui entrano in gioco gli allenatori che guardano la luna anziché il dito che la indica. Come Roberto Mancini? «Bisogna avere fede nei giovani e lui ce l’ha - ha spiegato l’eroe del Mundial di Spagna ‘82 - sto con lui e condivido la sua stessa preoccupazione per il futuro». Ai giovani Tardelli ha dedicato la parte più entusiasmante della sua (breve) esperienza da allenatore e ora continua a spendersi per la loro crescita fuori dal campo. Sabato si rivolgerà a circa 3500 studenti provenienti da tutto il mondo per parlare, dal palazzo di Vetro dell’Onu a New York, di valori dello sport, in compagnia di Zbigniew Boniek e di altri campioni del fair play.

Tardelli, dicono sia più facile giocare una finale del Mondiale che parlare all’Onu.
«Forse, hanno ragione. Da 10 anni sono Goodwill Ambassador dell’associazione diplomatici presieduta da Claudio Corbino. Porto sul palco personaggi che possano raccontare qualcosa sui valori dello sport a ragazzi provenienti da 141 Paesi del mondo, una bella responsabilità».

L’evento si chiama “change the world”. E se cambiassimo anche il mondo del calcio, partendo dai giovani?
«Con me sfonda una porta aperta, io sono sempre stato dalla parte dei giovani».

Che nei club non giocano.
«E questo è il vero problema. Mancini però indica la strada: li convoca ancora prima di vederli protagonisti in A, perché capisce il loro talento. Non abbattiamoci, finché c’è lui vedo speranza».

La continua a vedere anche se nelle 20 squadre di A, in media, giocano titolari ogni turno tra i 50 e i 60 italiani?
«Questo è un guaio grosso. Poi, capite i problemi del ct? Così è un’impresa fare la Nazionale».

Qualche soluzione?
«Far giocare gli italiani in Primavera».

Come si spiega la penuria di centravanti?
«Non ci sono nel campionato italiano e lo capisci guardando la classifica marcatori. È un problema generazionale, anche se a volte gli allenatori dovrebbero crescere qualche giovane in più anziché pretendere già calciatori pronti e quasi sempre stranieri».

In compenso, siamo diventati “produttori” di centrocampisti.
«Bellissimo. Nella Juve sono usciti fuori splendidamente Fagioli e Miretti, che secondo me saranno il futuro della Nazionale. Non dimentichiamoci neppure di Barella e Verratti, due campioni d’Europa. Mancano però le riserve»

Si rivede in qualcuno dei calciatori di oggi?
«Epoche diverse, calciatori diversi. Io ero uno bravo, ma nel mio tempo»

Eppure dicono tutti che Tardelli era “avanti”...
«Ne dicono tante, io ho imparato a non credere a tutto».

E in questa Nazionale ci crede?
«Ovviamente sì. Ci stiamo già rialzando dopo la mancata qualificazione al Mondiale, si respira un clima diverso».

Cosa si aspetta da questa sfida agli inglesi?
«Mi aspetto di vedere un’Italia che sappia andare oltre le difficoltà. L’invito che faccio ai ragazzi è “fatevi trasportare dall’entusiasmo di Napoli”, perché in questo momento il Maradona è capace di spostare le montagne. Possiamo batterli ancora».

E se le dicessi Italia-Inghilterra 1-0?
«Le rispondo “gol di Marco Tardelli”».

Europeo 1980.
«Gol di uno juventino su assist di un granata, Graziani. Potevamo davvero vincerlo quell’Europeo».

Ci siamo rifatti due anni dopo, con l’urlo di Tardelli in finale.
«Era l’urlo di tutti gli italiani».

E questo Napoli?
«Non era favorito per lo scudetto, ma ha dimostrato di essere una squadra meravigliosa. Forse sbagliavamo a non darle credito. Spalletti ha fatto un capolavoro».

La Juve può giocarsi la Champions anche con il -15?
«Sì, può farcela. In questo momento sarebbe seconda senza penalizzazione».

Però ora deve farci i conti, fino a sentenza contraria.
«Non è facile giocare con questo peso sulle spalle, ma una mazzata del genere caratterialmente può darti qualcosa in più».

Lei ha smesso di allenare da tempo, per quale ragione?
«Perché non ero capace, ma non tornerei indietro. Sono un uomo felice e la vita che faccio, al servizio di cause giuste, mi gratifica tanto».


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