Italia U19, Kayode esclusivo: “Noi più forti di tutto”

L'azzurrino campione d'Europa: "Bollini è stato un trascinatore. Il Portogallo? Volevo la rivincita"
Italia U19, Kayode esclusivo: “Noi più forti di tutto”© EPA
Giorgio Marota
5 min

ROMA - Con quello stacco s’è arrampicato sopra la storia, ha scalato una montagna chiamata “paura di non farcela” e poi ha conquistato la vetta: colpo di testa e 1-0. È bastato il gol di Michael Olabode Kayode per regalare all’Italia quel titolo europeo U19 che mancava addirittura da 20 anni. Il classe 2004 nato a Borgomanero, in provincia di Novara, aveva festeggiato il compleanno proprio in ritiro il giorno dopo la qualificazione in semifinale. Una torta e tanti sorrisi, i soliti quando si ha a che fare con la stella della Fiorentina Primavera, considerato dai compagni come un portatore naturale di buon umore. Il vero regalo, però, se l’è fatto sei giorni dopo segnando la rete del destino. Il giovane, figlio di genitori nigeriani, è partito da Gozzano, è passato dalla Juve e poi ha trovato la consacrazione in maglia viola. Per Aquilani è stato un pilastro, Italiano è pronto a lanciarlo tra i grandi e Bollini lo ha reso un calciatore universale avanzandone il raggio d’azione: da terzino ad ala, è stata la svolta tattica dell’Europeo azzurro.

L'intervista a Kayode

In semifinale con la Spagna e in finale col Portogallo lei ha macinato km su quella fascia.

«Da bambino facevo l’ala. Poi sono diventato terzino o quinto. Insomma, quando c’è da correre non mi tiro mai indietro. Ho corso tanto, non sapevo di avvicinarmi alla storia».

Ora l’ha realizzato?

«Ma no, e chissà quanto ci vorrà. Non voglio più dormire per paura di svegliarmi e veder svanire tutto».

Resti con gli occhi chiusi, ripercorriamo l’azione del gol.

«Hasa ha fatto un grandissimo cross, io ci ho creduto e mentre il pallone era in area ho deciso di passare davanti al difensore anziché saltargli alle spalle. Ho cambiato decisione all’ultimo, sono andato sul pallone com un avvoltoio».

In pochi credevano a questo trionfo.

«Questo Europeo l’abbiamo vinto con una mentalità pazzesca, perché dentro al gruppo abbiamo sempre saputo di essere all’altezza della storia».

Anche dopo la prima fase di settembre?

«Nella prima fase in Polonia siamo partiti male, abbiamo vinto contro la Bosnia all’88’ e poi contro la Polonia nel recupero su rigore. Siamo passati come migliore terza, io ho pensato fosse un segno del destino».

E poi, a marzo?

«Da marzo abbiamo fatto grandi partite contro Germania, Belgio e Slovenia. Da quel momento non ci siamo più fermati. Oggi posso dire che vincere l’Europeo è stata la cosa più bella della mia vita».

Col Portogallo nel girone avevate perso 5-1. Cosa è cambiato in dieci giorni?

«La testa. Ci siamo arrivati con una grande fame. Eravamo sicuri di arrivare in finale e, non a caso, facevamo il tifo per i portoghesi in semifinale».

Ma non era meglio la Norvegia?

«No, non vedevamo l’ora di rifarci. Volevamo incontrarli di nuovo. Dopo quel 5-1 ci hanno anche preso un po’ in giro, ma eravamo carichi per asfaltarli».

A Firenze la considerano il futuro padrone della fascia destra.

«Firenze è un posto magnifico, una città unica e c’è una società fantastica che crede tanto nei giovani. Non vedo l’ora di esordire in Serie A».

Con la Primavera siete arrivati in fondo a tutte le competizioni, cosa è mancato?

«Supercoppa vinta, scudetto e Coppa Italia perse. Volevamo vincere tutto. Resta comunque una stagione indimenticabile. Mi sono spesso allenato con la prima squadra, è stata una grandissima esperienza imparare dai grandi e da un maestro come Italiano».

A chi si ispira?

«Walker, Wan-Bissaka e Hakimi sono i miei modelli».

Cosa può imparare il calcio italiano da questo Europeo?

«Far giocare i giovani deve valere sempre, non solo quando vincono. La vittoria è figlia di un percorso, e se i giovani non giocano non possono nemmeno farlo».

Bollini ha sempre creduto in voi.

«Il mister è stato un grandissimo trascinatore, quello che riesce a trasmettere lui sono capaci di farlo in pochi. È una grandissima persona, gli devo tutto».

Ora va in vacanza?

«No no, subito al lavoro. C’è il ritiro con la Fiorentina».


© RIPRODUZIONE RISERVATA