Spalletti e le quattro mosse per la nuova Italia: dai video alla pressione

Il nuovo ct sta procedendo ad alta velocità e il suo impatto si vede in campo e negli spogliatoi: ecco su cosa ha puntato
Fabrizio Patania
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Se il tempo non è mai stato alleato di qualsiasi ct, Spalletti non ha perso un istante. La rincorsa del successore di Mancini è scattata quando Gravina e il suo braccio destro Viglione sono entrati nella tenuta di Montaione, venerdì 18 agosto, per chiudere l’accordo e consegnargli l’Italia. Lucio fremeva, sprigionando energia. «Non perdiamo tempo, voglio allenare la Nazionale» disse al presidente, rapito dal suo entusiasmo. Tra sabato 19 e domenica 20 l’incontro in Versilia con Gigi Buffon, nuovo capodelegazione, per stabilire una connessione e far scattare il progetto, completando lo staff tecnico. Un altro segnale chiarissimo: il primo settembre, giorno in cui è entrato in vigore il contratto che lo legherà alla Figc sino al 2026, Spalletti e i suoi uomini erano già in ritiro a Coverciano. Subito al lavoro per definire la lista dei 29 convocati e preparare le prossime due partite del girone verso Euro 2024, sabato in Macedonia e martedì a San Siro con l’Ucraina. Una full immersion per tentare la svolta, entrando in corsa. È usuale nei club, non per l’Italia. Lucio non aveva altra scelta, sta andando dritto come un treno ad altissima velocità. Lo stesso tipo di impatto ha prodotto sul campo e all’interno dello spogliatoio. Proviamo a raccontare le quattro mosse di Lucio.

Motivazioni

Non è un playoff per il Mondiale, ma in senso metaforico Skopje può segnare l’alba di un nuovo giorno. Una falsa partenza complicherebbe il lavoro del ct e metterebbe a rischio l’Europeo in Germania da campioni in carica. Non possiamo permettercelo. Spalletti ha toccato i tasti della responsabilità, del senso di appartenenza e della felicità di rappresentare la Nazionale anche di fronte alla squadra, non solo in conferenza. Discorso talmente convincente da indurre Buffon a restare in silenzio davanti ai giocatori. Efficace la sintesi di Renzo Ulivieri, presidente dell’associazione italiana allenatori: «È come se avesse di nuovo infilato la maglia dell’Italia a tutti». Entrare nella testa degli azzurri era il suo mantra aspettando il raduno. Lo spirito funzionale al risultato. Due partite da vincere per sistemare la classifica e infilarsi nella scia dell’Inghilterra. Ha chiesto ferocia agonistica.

Pressione alta

L’atteggiamento coraggioso si traduce nell’idea di gioco. Calcio fluido, propositivo: costruzione dal basso, pressione alta, distanze corte tra i reparti. La voglia di andare a prendere e riconquistare la palla in attacco. Modulo di rifermento il 4-3-3, non sempre riconoscibile. La “buca” di cui si è tanto parlato riguardava il vuoto creato nella fase difensiva spinta nell’altra metà campo: a Skopje vedremo uno dei due interni affiancare il centravanti per andare con quattro uomini (4-2-3-1) a pressare la linea arretrata della Macedonia e due soli mediani. Palla avanti e palla indietro, ricerca del terzo uomo, nel tentativo di trovare il corridoio per vie centrali, favorendo gli inserimenti. Spalletti ha messo dentro i concetti per plasmare un’Italia dinamica, verticale, con centrocampisti abituati a correre. Pellegrini per gli assist, Frattesi e Pessina per il cambio di passo e la capacità di inserimento, sono concorrenti pronti alla staffetta con Barella e Tonali, presunti titolari.

Lezioni video

Gli azzurri, ogni mattina, si radunano in Aula Magna per la riunione tecnica. Lo staff di Spalletti li ha imbottiti di video. Lo studio della Macedonia è stato meticoloso, accuratissimo. Il nuovo ct, dal primo giorno di lavoro, è entrato a razzo sulla preparazione della partita. L’Italia non è un club, ma in questo caso ha avuto quasi la classica settimana di lavoro per presentarsi al debutto. Resteranno altre 72 ore (con il relativo recupero psico-fisico) per rientrare a Milano e proiettarsi verso l’Ucraina. Un piccolo vantaggio: molte situazioni analizzate riguardavano il confronto diretto di giugno tra Macedonia e Ucraina (2-3). Spalletti, in minima parte, si è portato avanti con il lavoro.

L'appoggio dei leader

Una nuova Italia nascerà con il tempo. Oggi devi preparare, giocare e vincere due partite vitali per il futuro della Nazionale. Ecco perché Spalletti, tra i criteri seguiti nelle scelte e per prendersi lo spogliatoio, ha messo in prima fila l’esperienza e il livello internazionale. Di Lorenzo era il suo capitano al Napoli, non l’unico leader silenzioso della squadra azzurra. Impossibile rinunciare al senso di appartenenza dimostrato ogni volta da Immobile. Donnarumma e Barella gli altri due capitani per numero di presenze. Chiesa e Raspadori possiedono i colpi, Spinazzola resta un riferimento all’interno del gruppo campione d’Europa. Il ct ha bisogno anche di soldati affidabili come Darmian e Biraghi. Non si scherza, non si lascia nessuno per la strada, tutto quello che serve e può essere utile alla causa. L’Italia solidale di cui ha parlato Buffon.


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