Italia, convocati per gli Europei: dubbio centravanti

Il ct tiene Kean accanto a Raspadori, Scamacca e Retegui: "È forte e può giocare anche da esterno"
Fabrizio Patania
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INVIATO A FIRENZE - La duttilità di Raspadori, i segnali di Scamacca e Retegui. L’Europeo in Germania incombe, il dibattito relativo al centravanti azzurro non si è mai risolto. Spalletti ha replicato allargando la rosa dei papabili, anche se nei 23 entreranno solo due numeri 9, forse tre aggiungendo una punta capace di agire all’occorrenza da esterno offensivo. «Sono nomi corretti. Ci metterei anche Kean, perché ha fatto vedere di essere forte e può essere un’opportunità convocare giocatori che sappiano muoversi in più ruoli». Suona come un’investitura per l’attaccante ceduto in prestito all’Atletico Madrid, 12 presenze (e nessun gol) con la Juve nella prima parte della stagione, fermo da inizio dicembre. Dovrà riproporsi bene nella Liga. Di sicuro Spalletti non lo perderà di vista. Non ha nominato Ciro Immobile, penalizzato dagli infortuni negli ultimi mesi. Oggi il capitano della Lazio, 34 anni il 20 febbraio, sarebbe fuori. Gli serviranno diversi gol e una condizione fisica convincente, da qui a inizio giugno, per riconquistare il posto. Qualche preoccupazione esiste in relazione ai frequenti stop e al ginocchio di Chiesa. Lo staff azzurro terrà sotto osservazione Lucca dell’Udinese e Pinamonti del Sassuolo: allo stato attuale hanno pochissime chances in chiave Europeo, ma rientreranno nelle scelte future per il biennio proiettato verso il Mondiale 2026. I criteri di convocazione in Germania saranno legati allo stato di forma. «Non vorrei sentirmi dire se un giocatore è in condizione o se può risolvere da solo. Ho solo una partita. Cerco certezze. Chi ha bisogno di essere stimolato, può restare a casa, altrimenti significherebbe aver sbagliato la convocazione. La maglia della Nazionale è la più bella di tutte, ti devi presentare lucido e pettinato a festa, andremo a confrontarci con i migliori d’Europa». 

Italia, Buffon e Riva

Alla spedizione in Germania aveva cominciato a pensare quando ha ricevuto la prima telefonata di Gravina. Mancini si era appena dimesso: «Ero in giardino a passeggiare con il mio cane. Non posso fare promesse di alcun tipo, ma cercheremo di presentare un’Italia che sappia giocare un bel calcio. E i nostri calciatori, ne sono convinto, sapranno dimostrare le ragioni per cui gli avversari temono di affrontarci. Dentro le competizioni, la Nazionale ha sempre avuto la forza che viene dalla sua storia e dai calciatori che hanno vestito l’azzurro. Gente come Buffon è fondamentale. L’ho apprezzato da calciatore, ancora di più da collaboratore, pensa a 360 gradi, si spende per dare dei consigli. Le testimonianze vere colpiscono nei sentimenti i ragazzi, che non sono infallibili. Le storie belle, come quelle di Gigi Riva, che usava il suo essere personaggio per donare agli altri, ci aiutano». Ci sorreggerà la forza del gruppo, come è sempre stato nella storia della Nazionale. 


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