5 minuti con Paola
Baldini ieri mattina ha tenuto una lunga conferenza stampa. Alla sua maniera, ovviamente, ma parlando anche di futuro. Il presidente Mirri, ricevuto nel pomeriggio anche dal presidente della Regione Nello Musumeci, a Sky lo ha rassicurato: «Ripartiamo da lui». «Questo tipo di storie vengono fuori solo se ci metti l'umanità – sorride – Mi ha appena chiamato un direttore sportivo ma a me non interessa. La serie A non la cerco, non mi interessano fama o palcoscenico, anche se il calcio lo conosco e mi ha fatto piacere ricevere ieri 5 messaggi da allenatori importanti che hanno apprezzato il Palermo. Non avevamo un grande fraseggio, ci interessava il gol e non l'estetica, ma abbiamo fatto qualcosa di straordinario perché i ragazzi ci hanno creduto capendo che chi li guidava non si sarebbe mai arreso». Anche il suo modo di festeggiare è diverso dal consueto: «Ho festeggiato osservando la gioia degli altri, poi mi sono ritagliato 5' con mia moglie per dirgli delle cose cui tenevo. Nella mia famiglia, ha fatto tutto lei, per carattere e lavoro mi sono spesso assentato. Le devo tanto». Tutta la città vuole che resti: «Conferma? Ho fatto un percorso con un gruppo di persone, alcune che erano già qui altre che ho portato io, con cui si è formato un connubio eccezionale. Non voglio perdere nessuna di queste, da solo non sono determinante. I tifosi? Ci hanno fatto vincere, non hanno ingaggio, resteranno sempre innamorati della propria squadra. Quando ho fatto capire ai ragazzi che i protagonisti non eravamo noi ma il popolo, che il Barbera pieno significava un'intera città a seguirci, non ci ha fermato più nessuno».
Momenti topici
Ha ricostruito alcune fasi della stagione: «A Potenza, dopo quel pareggio con la squadra penosa per 80', ho rischiato la salute: tante volte ho avuto delle sfuriate in carriera, quel giorno là sono andato oltre. I ragazzi hanno visto, dal giorno dopo le cose sono cambiate e abbiamo fatto un percorso quasi netto. La gratificazione più grande l'ho avuta domenica col Padova, contro una squadra forte non c'è stata partita, pensavamo solo alla prestazione senza essere condizionati dal risultato: questa per me una grande vittoria». Aneddoti: «A Brunori dopo averlo visto al primo allenamento dissi che avrebbe fatto 30 gol, è un ragazzo buono, puoi entrargli nell'anima: ho sbagliato di un soffio… Con Fella che soffriva per non giocare ma lavorava sodo, ho fatto il patto che avrebbe segnato il gol che ci serviva per la B e lui ci è riuscito con l'Entella. Il mio secondo Nardini mi disse che il 12 giugno, data del ritorno col Padova, era il giorno in cui era morta sua madre: là ho capito, da uomo di fede,che il destino giocava con noi».