L'INTERVISTA A CRISTIANO LUCARELLI
«Ci sono giocatori che con i soldi guadagnati si comprano lo yacht, una Ferrari, una villa al mare. Ecco io con questi soldi mi ci sono comprato la maglia del Livorno». Cristiano Lucarelli, dal libro "Tenetevi il miliardo".
Passa il tempo, ma lui non cambia mai. Per fortuna. «Tenetevi il miliardo», sbottò Cristiano nell’estate del 2004, quando rifiutò di lasciare il Livorno per tornare al Torino con cui era in comproprietà, rinunciando a un lucrosissimo ingaggio. A Messina è arrivato il 18 ottobre 2016, al posto di Salvatore Marra, esonerato dopo tre sconfitte consecutive.
DIRITTO DI SCIOPERO - Il 16 febbraio 2017, esce dal Celeste alla guida dei suoi giocatori. Maglia della tuta, pantaloncini e scarpe da ginnastica, insieme con i tifosi che, a mano a mano si affollano attorno a loro, richiamati dal tam tam sul web, coprono a piedi i due chilometri che li separano dai cantieri navali di Natale Stracuzzi, presidente del club ancora per quarantotto ore. «Mi sono schierato al fianco dei miei calciatori che non hanno riscosso lo stipendio ed hanno scioperato. È un loro diritto. Un giorno racconteremo quello che sta succedendo. Per fortuna una parte della società ci sta vicino, ma ora c’è bisogno di una svolta. Vogliamo che tutto si sistemi definitivamente, altrimenti mando affanc…tutti facendo nomi e cognomi, e faccio male. Ci siamo rotti». La svolta arriva in due giorni. La marcia di Lucarelli dà la spallata decisiva alla gestione Stracuzzi. Quando glielo ricordi, Cristiano sorride. Ci conosciamo da una vita e perdonerete quindi se non ci diamo del lei. Sarebbe una finzione e, né io né lui, amiamo fingere.
IL CORO E GATTUSO - «Sai qual è stata la soddisfazione più grande per uno arrivato qui soltanto cinque mesi fa? Il coro che i tifosi mi hanno dedicato domenica, dopo la vittoria sul Monopoli. Mi hanno detto che da vent’anni, la gente del Messina non riservava un coro al proprio allenatore. Ce l’ho ancora nelle orecchie...». Fuori dal Celeste incroci tre tifosi, incuranti del diluvio. «Se non ci fosse stato Lucarelli, saremmo finiti. Finiti, capisce? Messina non dimenticherà mai ciò che ha fatto lui, che, se avesse voluto, se ne sarebbe potuto andare. Invece è rimasto».
Leggi il resto dell'intervista sull'edizione del Corriere dello Sport-Stadio oggi in edicola