Messi, il batacazo e quella voglia di massacrarlo

Messi, il batacazo e quella voglia di massacrarlo
Ivan Zazzaroni
3 min

Argentina se enredó en la telaraña de Arabia Saudita y sufrió un batacazo histórico en Qatar”. Potenza dell’onomatopea: il termine batacazo rende perfettamente l’idea e il sito del Clarìn, il quotidiano più diffuso del Paese, non poteva fare altro che assumerlo e rilanciarlo. Il batacazo tuttavia non è definitivo. Attenzione perciò a dare per morta l’Argentina. La prima uscita della fase finale di un Mondiale può anche essere sporcata di brutto, lo dice la storia: do you remember Italia-Irlanda 0-1 del 18 giugno ’94, edizione nella quale arrivammo in finale col Brasile? Per non parlare del ko della stessa Argentina - in seguito anch’essa finalista - nell’apertura col Camerun a San Siro nel ’90. Certo, se le buschi dall’Arabia Saudita e ti chiami Argentina, il batacazo diventa indimenticabile, storico. Umiliante.  

Noi italiani ormai ridotti al voyeurismo siamo gli ultimi che dovremmo ridere di questo risultato, visto che abbiamo regalato lo spareggio alla Macedonia del Nord. Eppure ho sentito e letto di tutto in queste ore sulla nazionale sudamericana e naturalmente su Messi, che da anni ne è l’immagine e gran parte della sostanza tecnica: la solita masturbazione emotiva praticata da chi non vede l’ora di demolire l’idolo e, per l’occasione, spiegare che - sì - Leo è un campione, ma non un leader. Non possiede, insomma, la personalità di Maradona, né di guide come Iniesta e Xavi e Pujol, ai quali deve tanto.  

Messi non è - né mai sarà - Maradona, anche se, rispetto a Diego, ha ballato per molte più estati. Con la nazionale ha conosciuto più volte l’inferno, e oggi lo sa riconoscere: il peso che gli tocca sopportare in qualità di erede del più grande di tutti i tempi, purtroppo per lui argentino, comporta una tensione talvolta intollerabile. Addirittura fisicamente: un paio di volte abbiamo visto Leo vomitare in campo per l’eccessiva pressione e in altrettante occasioni, per frustrazione da fallimento, ha annunciato che avrebbe chiuso per sempre con la nazionale. L’Argentina che fatto la gioia degli arabi ha certamente delle carenze difensive, non tali però da giustificare questa sconfitta. Avrei molto da dire sulle scelte a centrocampo, disponendo Scaloni di giovani stelle in grande condizione quali Julian Alvarez, Enzo Fernandez e il motivatissimo Dybala. Un discorso a parte merita Paredes, spacciato per risolutore dei problemi della Juve prima che della Seleccion. Un autentico peccato di sopravvalutazione.  


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