DOHA (QATAR) - Le ragazze dell’Argentina hanno stretto un patto: se i loro fidanzati o mariti riusciranno nell’impresa di “ser campeon”, come spera la marea di tifosi arrivati in Qatar, si tatueranno sulla pelle «quella cosa». Cioè, la coppa del mondo. La promessa è stata pronunciata davanti a un calice di vino due sere fa, all’indomani della semifinale contro la Croazia, in un ristorante di Doha dove gli alcolici erano ammessi. Ora tocca ai maschietti completare il lavoro, senza ricadere nella maledizione: l’ultimo Mondiale vinto è quello di Maradona nel 1986, mentre a Italia ‘90 l’Argentina arrivò in finale dopo aver perso all’esordio proprio come ora, ma poi fu battuta in finale da un rigore molto dubbio concesso alla Germania.
Scaramanzia
Lionel Scaloni, il fabbricante di buon senso che ha saputo dare un’anima al gruppo affidandosi totalmente all’omonimo Messi, non ha trascurato alcun dettaglio. Per esempio oggi si presenterà alla conferenza della vigilia in compagnia del portiere, El Dibu Martinez, che lo accompagnò anche prima della finale di Coppa America vinta al Maracanà contro il Brasile. Quel risultato è stato il punto di svolta che ha condotto l’Argentina verso il sogno. Quando Messi ha vinto per la prima volta con la Selecciòn, si è reso conto che avrebbe potuto mirare al tavolo maggiore. Così si spiega il leader, tecnico e carismatico, che stiamo apprezzando in Qatar. Non c’è stress nel suo modo di giocare ma solo «la voglia di divertirmi il più possibile nel mio ultimo Mondiale».
I test
E mentre il Clarin, uno dei principali quotidiani argentini, ha fissato nella home page del sito un orologio che conta i secondi mancanti alla finale contro la Francia, Scaloni si sta dedicando alle strategie per neutralizzare Kylian Mbappé. Durante l’allenamento a porte chiuse nel campus della Qatar University, a una fermata di metro dallo stadio Lusail dove domani assaporerà la finale, ha provato ieri la difesa a cinque che aveva già proposto contro l’Olanda. Non è detto che poi scelga davvero questo schieramento, che preluderebbe alla quarta esclusione consecutiva di Angel Di Maria. Ma è un’ipotesi su cui Scaloni sta ragionando, anche per avvicinare Julian Alvarez alla porta avversaria: non si segnano 4 gol per caso al primo Mondiale.
Fiducia
Intanto Gabriel Batistuta, che Messi a Doha ha superato per numero di reti mondiali, ha ammesso ieri che «c’è nell’aria la sensazione di diventare campioni del mondo». È vero. Gli argentini sembrano indossare un’armatura comune che li protegge dalle endemiche insicurezze. Spingono decisi, grazie ai tifosi che domani a Lusail potrebbero arrivare quasi a cinquantamila. Ma anche gli oltre cento giornalisti si sono lasciati contagiare dall’entusiasmo: giovedì sera, all’aperitivo organizzato dalla Fifa per salutare i media, in molti hanno cantato e ballato il motivetto Muchachos come se volessero esibire un rito propiziatorio. Ogni soffio di vento può cambiare la storia.