Adani, Allegri e gli eunuchi

Adani, Allegri e gli eunuchi
Ivan Zazzaroni
5 min

Allegri: «Sta’ zitto!». Adani: «Sta’ zitto lo dici a tuo fratello!». Allegri il giorno dopo, assente Adani: «Accuse da chi non è ferrato». Adani due giorni dopo, assente Allegri: «Lui è stato scortese, arrogante e anche maleducato».
E noi a guardare, noi giornalisti sportivi, e a commentare a una distanza d’insicurezza stupidamente voluta e cercata da altri giornalisti sportivi. Aldo Grasso, uno che quando non scrive di televisione si fa leggere volentieri, l’ha risolta con «una frase che riassume bene il disprezzo della critica: “I critici sono come gli eunuchi di un harem: sanno come si fa, lo vedono fare tutti i giorni, però non sono capaci di farlo”. Allegri non l’ha detta, ma il senso era quello».
A differenza degli eunuchi, noi giornalisti sportivi ci siamo tagliati le palle da soli condannandoci a una sorta di impotenza coeundi. Mi spiego. Diverso, in questo caso come in altri che l’hanno preceduto, è il peso dei contendenti - Adani è un libero portatore di opinioni per conto terzi probabilmente ben pagato, il secondo un professionista di successo abbondantemente ripagato da trofei e milioni - tanto che nei commenti la maggioranza (non juventina) tende ad attribuire il ruolo di vittima a Adani e quello di arrogante persecutore a Allegri («io non dimentico»).

ADANI, ALTRA FRECCIATA AD ALLEGRI


Nella sostanza, Adani ha avuto la possibilità di studiare da Allegri, ma ha scelto altre strade, assumendosi il diritto di criticarne l’operato. Senza entrare nel merito del modo, risulta evidente la disparità di peso, tanto che Allegri avrebbe potuto o dovuto rinunciare al battibecco fin dalle prime battute, evitando il rischio di creare una vittima. Cosa che ha fatto, invece, regalando uno straordinario momento di fama all’interlocutore: contrariamente a chi dice che Adani sarà punito e allontanato da Sky, ritengo più probabile che ne trarrà un forte vantaggio professionale. Da opinionista. Sempre che non intervenga qualcuno a proporne la promozione a giornalista.
Il professionista dell’informazione e della comunicazione ha una facoltà di critica garantita dall’appartenenza a un Ordine che può, in caso di scorrettezze, censurarlo in varie forme. Gli opinionisti - salvo eccessi da querela - possono dire quel che vogliono, come da antico spot. E stupisce che le grandi aziende d’informazione, dotate di decine se non centinaia di giornalisti professionisti, preferiscano impiegare al loro posto una larga maggioranza di opinionisti senza regole, quasi a lasciare intendere che i giornalisti veri - salvo poche eccezioni - non abbiano le capacità di sostenere confronti “coraggiosi” con i vari addetti ai lavori, dirigenti, allenatori, giocatori. Nei grandi conflitti “ideologici” di un tempo, fra difensivisti e offensivisti, con responsabili delle nazionali o delle federazioni, la critica e i contrasti più accesi vedevano protagonisti i giornalisti e non, come oggi, i loro surrogati. In Rai, un tempo, Giorgio Tosatti parlava per sé e per l’azienda anche in un inatteso battibecco con un tecnico come Mazzone. Così come faceva nel suo giornale. Con proprietà di linguaggio e senso di responsabilità. Oggi Allegri si sente definire “arrogante” da chi non sa che l’arroganza indica “la richiesta e l’appropriazione di ciò su cui non si possono vantare diritti”. Allegri i suoi tituli li ha vinti, non pretesi per tenere testa a un opinionista scomodo.
Non prendo la parte né dell’uno né dell’altro, anche perché di Adani apprezzo la passione, la spontaneità-genuinità tutta emiliana e l’applicazione, lo studio (lui parla di ciò che vede e rivede più volte) mentre ad Allegri i difensori li devono consegnare Paratici e Agnelli. Rimpiango semplicemente un passato in cui i vari Baretti, Cannavò, Crespi, Cucci, De Cesari, Melidoni, Mura, Palumbo, Tosatti e Zanetti “pesavano” non soltanto per competenza e personalità ma per spazi legittimamente conquistati e garantiti dal ruolo, dall’esperienza, dalla conoscenza e dalla eccellente comunicativa.
Oggi, anche per colpa di qualche collega ortofrutticolo (protettore dei propri orticelli) il giornalista sportivo orfano di testata ricava spazi di espressione in qualche televisione privata o sui social.
PS: A Max dico che se il calcio ad altissimo livello fosse così semplice come lui afferma non ricorrerebbe a un guru della tattica quale è Dolcetti e allo staff di match analyst diretto dal figlio dell’indimenticabile Scirea.

Lite Adani-Allegri sui social


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