La nuova norma estende la punibilità alle condotte colpose
Il vecchio regolamento era di una semplicità assoluta: il fallo volontario di mano si puniva, quello involontario no. La nuova norma estende la punibilità anche alle cosiddette condotte colpose, desumibili da una serie di esempi e criteri interpretativi indicati nella circolare dell’Aia. I lettori che volessero leggere l’intero articolo 12 e le chiose che lo accompagnano si renderebbero conto che principi diversi, e talvolta confliggenti, coesistono nelle stesso testo, senza che sia chiaro sempre quale prevale. C’è il principio che censura il gesto atletico potenzialmente scorretto, cioè la postura non conforme delle braccia; c’è il principio di intenzionalità della giocata che talvolta sembra prevalere e talaltra no; c’è il principio di importanza del vantaggio arrecato dal fallo di mani, che dispone – in maniera logicamente incoerente - l’annullamento del gol segnato in modo accidentale, cioè in assenza non solo di volontarietà ma anche di colpa, come sarebbe un rimpallo contro il braccio perfettamente attaccato al corpo. Il bilanciamento tra questi principi non può essere lasciato alla solitudine dell’arbitro, né all’illusione di un verdetto tecnologico del Var. Occorre rimettere la ragionevolezza al centro di uno sport che rischia, altrimenti, di trasformarsi in un gioco d’azzardo. In attesa che ciò avvenga su scala globale, dove il confine tra volontario e involontario è stato archiviato, l’ultima cosa da fare è dire che le regole sono chiare.