Rutelli: "Stadio? Ne servono due, ma sono pessimista su Tor Di Valle"

Parla il sindaco delle stagioni d'oro di Roma e Lazio: "La città può rinascere con la spinta dello sport"
Rutelli: "Stadio? Ne servono due, ma sono pessimista su Tor Di Valle"© LaPresse
Marco Evangelisti
2 min

Francesco Rutelli, non sarà che un giorno ringrazieremo lo sport per la rinascita di Roma? «Perché no? Lo sport è un’anima storica della città. Stiamo celebrando i centoventi anni di una società di cui conservo orgogliosamente il primo stemma. Cominciò con i podisti ed eccoci qui. Lo sport è un battito del cuore che diff onde vitalità. Genera energia e traina».

Dal campionato alla Lega calcio, dagli Europei allo sport di base. E la Roma che continua ad attirare investitori dall’estero. La città sta tornando capitale?
«Una capitale del mondo, è questo il modo giusto di considerarla. Aggiungo che è inevitabile, nell’attuale fase storica. Dal mio posto di presidente dell’associazione delle aziende cinematografiche questo fenomeno si vede bene. Amore e passione vivono negli stadi come nelle sale, ma oggi il business riguarda sempre meno lo stadio e la presenza fi sica e sempre più diritti Tv, dimensione digitale e streaming. Le metropoli si pesano in termini di fruitori di contenuti e della capacità di calamitare turisti. Di marchio, in altri termini. Firenze, Venezia, Milano hanno dimostrato di suscitare interesse. A maggior ragione Roma, con il suo richiamo universale».

Sa un po’ di retorica vaga.
«Lei dice? Pensi solo all’idea di Roma che hanno 1,3 miliardi di cattolici nel mondo». [...]

[...] La situazione migliorerebbe se si realizzassero i nuovi stadi?
«Anch’io di nuovi stadi non ne vorrei uno ma due. Purché siano realizzati in linea con gli interessi della comunità urbana. Sarebbero ovviamente un impulso sia per la competitività di Roma e Lazio sia per l’economia della città. Anche se riguardo a Tor di Valle sono pessimista. Quando Cragnotti mi chiese un consiglio per la Lazio io gli suggerii un’area pubblica: Tor Vergata. Poi lì hanno fatto le piscine e le hanno abbandonate».

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