Balotelli a nudo: "Finalmente io"

Per anni ha lasciato che fossero gli altri a raccontarlo («Male»). Oggi si mette a nudo: "A diciotto anni non capivo, ma non sono mai stato stupido. Mi hanno descritto così? La gente trova più interessanti i giudizi negativi"
Balotelli a nudo: "Finalmente io"
Ivan Zazzaroni
3 min

Finalmente lui. Mario ci ha pensato fino all’ultimo - la faccio, non la faccio, lascio perdere - perché non ama raccontarsi, aprirsi: devono bastare il campo e Instagram, spesso bugiardi. Poi l’istinto, il nemico invisibile, si è arreso a un’insistenza non solo mia. Uno di fronte all’altro. Due sedie, una bottiglietta d’acqua. Un solo caffé. «Non ne ho mai bevuti», dice. Una sala sorprendentemente vuota, non un mobile, giusto una pianta della serie anch’io esisto, due ampie vetrate dalle quali entra tutta la bella giornata di Torbole Casaglia, Brescia è a pochi chilometri. Qui Massimo Cellino ha fatto costruire a sue spese il nuovo centro sportivo. «Non è ancora finito» chiarisce Edo Piovani, che da Corioni in avanti è il Brescia, irrinunciabile continuità. Incontro l’uomo Balotelli, del ragazzo è rimasta solo la risata che fa subito simpatia e gli illumina il viso. Balo è cresciuto, sa parlare molto meglio di tanti suoi colleghi e allora mi chiedo e gli chiedo come mai non l’abbia fatto in passato per frenare maldicenze, battute antipatiche e fantasie. «Tante volte ne ho discusso con Mino (Raiola, nda), non dico che mi abbia rimproverato, ha però tentato di spingermi a chiarire pubblicamente certe situazioni, a demolire le invenzioni, a non lasciare tutto lo spazio agli altri. Ma non ne ho mai sentito l’esigenza. Rare le interviste, ne ricordo una a Time».

Giorni fa proprio il tuo agente ha detto una cosa che mi ha colpito: «Il problema di Mario è che è contento di ciò che ha fatto».

«Ha detto questo? Ma non è così, niente va bene, so di poter fare di più e non sono soddisfatto. Sono ancora in tempo per rimediare. Avrei potuto essere più in alto, forse, ma non mi pento delle mie scelte, né di qualche stupidata giovanile. Non avrebbe senso ora. Sono cresciuto, l’istinto sostituito con il lavoro. La svolta è stata a Nizza, ma anche l’ultima stagione al Milan è stata formativa. Nei primi anni pensavo che bastasse giocare bene e fare gol, che il calcio fosse tutto qui e non mi si dovesse chiedere altro. Ho incontrato allenatori con i quali c’è stata sintonia e altri che non mi hanno aiutato. Ho litigato con Mou e Mancini, e ti parlo di chi è stato importantissimo per me. A diciotto anni non capivo, ma non sono mai stato stupido. Mi hanno descritto così? La gente trova più interessanti i giudizi negativi».

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