Trappola quarantena, così la Serie A è appesa a un filo

Resta il vincolo delle due settimane di isolamento in caso di positività, con conseguente rischio di un nuovo blocco totale. Ma la Figc tornerà alla carica
Andrea Ramazzotti
4 min

I pareri sempre più numerosi di virologi e dottori sull'opportunità di ridurre la quarantena non solo per il calcio (gli ultimi favorevoli in ordine di tempo sono stati Castellacci e Nanni, nell'intervista esclusiva con il Corriere dello Sport-Stadio di mercoledì) non smuovono il Cts. La Figc non intende alzare bandiera bianca e al massimo tra una decina di giorni è pronta a tornare alla carica con il governo, ma anche nel colloquio di ieri tra il ministro della salute Speranza e il numero uno della Federcalcio Gravina non c'è stata un'apertura alla riduzione della quarantena. Di fatto la flessione della curva dei contagi non è destinata, almeno per il momento, ad affievolire le misure di prevenzione per i contatti stretti del positivo. Gli scienziati-consulenti del governo temono che allentando la presa si potrebbe andare incontro a un aumento dei contagi, soprattutto quando non è possibile rispettare il distanziamento sociale. Ovvero come succede nel calcio. Stando così le cose, il campionato rimarrà appeso a un filo sottile e soggetto al rischio di un definitivo stop se a finire in quarantena fossero 2 formazioni.

Ecco la strategia di Gravina per ridurre la quarantena

La regola sulla quarantena "ammorbidita" è in un cassetto della scrivania di Gravina da quasi 2 mesi: era stata inserita nel primo protocollo per la fase degli allenamenti, quello che era stato redatto dalla Commissione medico scientifica federale presieduta da Zeppilli. L'interpretazione aveva però trovato l'opposizione del Cts e così il protocollo per le sedute collettive e quello per la ripresa delle partite si sono adeguati all'isolamento del positivo e alla quarantena (ovvero niente contatti con l'esterno) di 14 giorni per il gruppo squadra. Ma siccome ritiro blindato vuol dire non poter andare a giocare gli incontri di campionato, il rischio di ripartire e di doversi fermare è concreto. Ecco perché il numero uno della Figc e le persone a lui vicine stanno seguendo con particolare attenzione gli studi che università e ospedali in giro per il mondo stanno facendo. Il San Raffaele di Milano, per esempio, ha certificato attraverso l'osservazione clinica su 200 tamponi effettuati tra la prima quindicina di marzo e l'ultima di maggio che ora il Covid ha una minore virulenza. Per colpa dell'aumento delle temperature o per altri fattori è ancora da dimostrare. A far sorridere c'è anche un'importante studio che arriva dalle università australiane che "ridimensiona" il numero degli asintomatici e la loro carica infettiva. 

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