Il Napoli sta meglio degli avversari ma manca la brillantezza
Gattuso sta meglio dei suoi tre colleghi che hanno partecipato alla ripresa del calcio. Ha centrato il primo obiettivo della stagione riportando il Napoli in finale di Coppa Italia e in un anno come questo, anzi, in sei mesi come quelli vissuti da Rino sotto il Vesuvio, è un grosso risultato. Ma non è a posto nemmeno lui. All’andata contro l’Inter era stata una scelta l’atteggiamento tattico del Napoli, la difesa organizzata e il contropiede ben fatto erano stati preparati dal tecnico e realizzati dalla squadra. Sabato, invece, non sembrava così. Era più o meno lo stesso tipo di partita dell’andata, ma non si trattava più di una scelta. Era la furiosa pressione dell’Inter a costringere il Napoli in difesa. Certo, Gattuso sapeva come ripartire, non a caso ha conquistato la qualifi cazione con un fantastico contropiede (un lancio, uno scatto, un passaggio, il gol: roba da manuale del calcio), ma la sofferenza sul piano atletico è stata eccessiva. Su quello fisico era inevitabile: se Conte, sui calci d’angolo, può mandare in area i giganti della difesa, Gattuso fatica a rispondere con armi appropriate. Ma atleticamente il Napoli non è stato convincente, nel finale è rimasto schiacciato dall’assedio interista. Boccheggiava in attesa dell’ultimo fischio di Rocchi.
Inter, la condizione è buona ma se Eriksen non inventa...
Eravamo rimasti alle tre sconfitte di fila dell’Inter: 12 febbraio Inter-Napoli 0-1, semifinale d’andata di Coppa Italia, 16 febbraio Lazio-Inter 2-1, 8 marzo Juventus-Inter 2-0. Poi la sosta. Erano state tre sconfitte pesantissime e solo una poteva essere rimediata, quella di Coppa Italia. Invece l’Inter ha pareggiato al San Paolo ed è stata eliminata dal Napoli. Se la stagione di una grande pone tre obiettivi principali (e uno di scorta, l’Europa League), il rischio per Conte è che siano già sfumati tutt’e tre: fuori dalla Champions, fuori dalla Coppa Italia, terzo posto in campionato. I risultati erano il problema pre-virus e continuano ad esserlo nel post-virus. Insieme ai risultati, però, anche il gioco induce a pensare che da ora in poi Conte sia costretto a inventare qualcosa di diverso. L’Inter gioca su binari senza scambi e non ha il coraggio (la qualità, la preparazione) di uscirne fuori perché teme di deragliare. Finché la condizione è al top (meglio, molto meglio del Napoli sul piano fisico e atletico), con la sua forza d’urto riesce a spingere indietro qualunque squadra, ma appena arriva un po’ di appannamento la manovra perde efficacia. Candreva, che pure ha fatto una bella partita, Young, Moses e Biraghi sono esterni di corsa, non creativi (un pochino di più lo è Candreva), diligentemente adatti agli schemi di Conte ma ripetitivi nei movimenti.
Leggi l'articolo integrale sull'edizione del Corriere dello Sport-Stadio oggi in edicola