Il cinico Pirlo, il clinico Dzeko, il sospettoso Ronaldo

Il cinico Pirlo, il clinico Dzeko, il sospettoso Ronaldo© LAPRESSE
Ivan Zazzaroni
3 min

La Juve ha fatto la partita che voleva, la Roma quella che in buona sostanza le ha permesso la Juve. Ha giocato meglio e di più, la squadra di Fonseca: ha mosso in continuazione il pallone, e anche con un’insolita precisione, occupato il campo, prevalso nell’anticipo e nel ritmo, ma tutto il suo buono e bello si è puntualmente esaurito ai sedici metri, ovvero all’ingresso nel territorio di Bonucci, Chiellini e Alex Sandro: se il campo non fosse stato lungo centocinque, ma novanta, si sarebbe fermata ai settantacinque-ottanta. Una tigre senza artigli. Pirlo ha investito sulla pazienza e sui vuoti naturali della Roma, stringendo i centrocampisti e lasciandole le fasce: ha rinunciato al pressing per sfruttare le inevitabili ripartenze e le accensioni di “san Tommaso” Ronaldo che non ci crede finché non ci mette il naso, lui la differenza più evidente: non è stato sempre dentro la partita eppure ha segnato il gol che l’ha aperta (bello e molto suo), colpito una traversa con un tiro corretto da Kumbulla ed è entrato nell’azione del raddoppio.

La Roma è ovviamente ancora distante dai campioni d’Italia, e non solo per le assenze di Smalling, Dzeko (per oltre un’ora), dell’irrinunciabile Pellegrini e di Pedro: il manovrato non le può bastare, se è vero, com’è vero, che dal doppio confronto, giocato entrambe le volte meglio, esce con un punto contro quattro. Mancini, Spinazzola e Mkhitaryan i migliori di Fonseca all’Allianz, Dzeko un pesciolone fuor d’acqua: ha tuttavia il dovere di recuperarsi da solo. E non mi riferisco tanto al super stipendio garantitogli dal club, quanto alle responsabilità che uno come lui avrebbe fin qui dovuto - e dovrebbe ancora - assumersi: dicono che non abbia affatto gradito lo “sfasciamento”. Gli auguro di provare almeno a riconquistare i gradi di capitano con l’impegno, la sofferenza, una presenza forte e costante: ha fisico, colpi, piedi educati, senso tattico. Da qualche mese dà l’impressione di aver lasciato le palle nello spogliatoio. Ronaldo, invece, le porta sempre con sé.

Fair Play Belotti

Premio Fair Play a Andrea Belotti. Meritatissimo: stavolta non ha piegato il suo talento e le necessità della squadra alle leggi imperanti del campo. Contro la Fiorentina si era reso autore di una sceneggiata poco edificante dopo il testa a testa con Milenkovic. A distanza di una sola partita, ha mostrato un’idea di pentimento che gli fa onore: caduto da solo tra un paio di avversari, ha segnalato subito e platealmente a Fourneau di non essere stato toccato. E dopo che l’arbitro gli aveva ugualmente assegnato la punizione dal limite a favore, ammonendo addirittura Romero, con la collaborazione non richiesta del Var ha fatto togliere il giallo all’argentino e restituito il pallone a Gollini. Non sono situazioni comuni. E sanno di buono e di pulito.


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