Juve-Inter, effetto notte arbitrale

Juve-Inter, effetto notte arbitrale© Inter via Getty Images
Ivan Zazzaroni
3 min

Immagino che Gattuso sia passato di camera in camera per controllare che i suoi dormissero il sonno dei giusti, ieri notte. Una notte strana, trascorsa avvertendo il pesante respiro delle coincidenze e delle possibili conseguenze negative. Più che comprensibile il timore di finire come il Napoli di Sarri: nel pomeriggio la Juve aveva infatti battuto l’Inter (un’Inter con la grigliata ancora sullo stomaco) attraverso una partita sensibilmente (a)variata, oltre che avara sul piano del gioco.
     Le coincidenze pericolose: proprio come nell’aprile 2018 un episodio arbitrale (allora fu la mancata espulsione di Pjanic) ha cambiato il destino della sfida. A caldo ho sentito anche Costacurta e Del Piero affermare che il rigore del 3-2 non c’era: Alex ha aggiunto che il loro calcio senza le video-assistenze era molto diverso, meno punitivo.
     Non oso immaginare cosa potrebbe accadere se il finale dovesse ripetersi. Calvarese ha arbitrato davvero male, insolitamente male: negli ultimi tre anni ne ho registrato la crescita verticale, la completa maturazione. Il varista mondiale, Irrati, gli ha corretto un paio di errori (il fallo di Darmian su Chiellini era visibile a occhio nudo, il secondo no: lo step on foot, il pestone o pestuccio, è materia da perversione moviolistica) ma non ha potuto fare nulla sul secondo giallo a Bentancur, chiaramente eccessivo, che ha costretto Pirlo a difendersi in dieci per una quarantina di minuti rinunciando peraltro all’ingresso di Dybala. Inesistente, si è detto, il rigore decisivo.
     È stata perciò una partita di soli episodi, non di calcio. L’Inter mi è sembrata trattenuta come la sua guida: per una volta Conte ha evitato ogni eccesso, non si è agitato, è risultato meno enfatico, si è limitato ad alcune sottolineature con mani e volto, tollerando a lungo Eriksen, svagato, e Lukaku, appesantito. Distanti dagli standard abituali anche Barella e Hakimi, che avevano lasciato la quinta marcia nello spogliatoio. Solo Lautaro, che doveva farsi perdonare anche sul campo e non solo sul ring di Appiano, ha lottato dall’inizio alla fine.
     Della Juve mi è piaciuto il senso di responsabilità mostrato, la squadra era consapevole del momento. Chiellini il più presente e battagliero, Cuadrado il più efficace, anche Rabiot l’ho trovato abbastanza in palla. Il resto, Ronaldo incluso, ha fatto ciò che in questo periodo può permettersi.
     Già in Champions l’Atalanta, che merita il premio, e prossimo al traguardo il Milan, siamo a tre su quattro. Oggi Gattuso, candidato a conquistare l’ultimo posto disponibile, ha bisogno di belve, non di un manipolo di spaventati. Per i complottisti che hanno cominciato a fremere vedendo Agnelli e Zhang ciacolare amabilmente prima della supersfida, il piatto forte è il triangolo Gattuso-Fiorentina-Commisso. Buona domenica.


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