Sabatini esclusivo: "Spalletti il più grande. Mourinho, serve un trofeo"

È uno dei maggiori esperti di calcio e di uomini, spinto da una passione per il lavoro che lo divora. E ci parla di tutto, dai protagonisti di oggi alla squadra ideale che sogna sempre di costruire
Sabatini esclusivo: "Spalletti il più grande. Mourinho, serve un trofeo"© Getty Images
Giancarlo Dotto
4 min

« Mi dai dieci minuti che sto pedalando». Francesco Moser? Beppe Saronni? Davide Cassani? No, Walter Sabatini. Starà pedalando con la camicia bianca, una mano sul manubrio e l’altra a stringere la sigaretta elettronica? Starà pedalando davvero o è un’invenzione della sua fertile fantasia? «Stavo pedalando davvero. Una cyclette con un peso sui piedi. Fa parte della mia terapia di recupero. Sto bene, ma voglio stare meglio… A proposito, fai in modo che non mi sbattano in pagina foto da cui si evince la mia decadenza. Sai com’è, la gente ci ricama sopra… Ne avete tante di foto che testimoniano la mia avvenenza». Dopo essere stato pressoché morto, coma certificato, intubato prima del Covid, e allucinazioni non sempre piacevoli, come bussare alle porte del paradiso scortato da Bob Dylan e scoprire che il paradiso è un emporio di periferia dove acquistare merce di scarto e deperibile, Walter è una belva in gabbia che vuole tornare a fare il suo mestiere preferito: il mercante di uomini. Lui parla solo con il cellulare in viva voce e piccole folle ascoltano spesso i suoi dialoghi. «Odio appoggiarlo all’orecchio».

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Perdere e ricominciare. Il gioco come ripetizione infinita dello smacco.

«Ricomincerò, ma non modificherò i miei comportamenti. Non torno indietro… Una cosa ci tengo a dirti. Non mi sono dimesso dal Bologna».

Bensì?

«C’è stato un corto circuito. Ho solo scritto a Saputo, dopo una brutta sconfitta in casa, dicendo che ero a sua disposizione per qualunque decisione volesse prendere».

E lui l’ha presa.

«La mattina dopo è venuto in ufficio: è meglio che le nostre strade si dividano. Così mi ha detto».

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E se il tuo Bologna dovesse prendersi l’Europa? 

«Sarà una riabilitazione della mia persona nei confronti del calcio. Non chiedo altro».  
 
Si dice che sia stata una parola infelice di Saputo sul tuo Bologna a scatenare il corto circuito. 

«A me basta poco. Una parola, ma anche un’occhiata sbagliata. Sono fatto così, mi accendo. Ho capito che dietro quella parola di Saputo c’era una sua delusione e sono passato all’atto».

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Sarri alla Lazio ti convince? 

«Deve ancora colmare lo spazio che c’è tra la sua idea di calcio e le risposte della squadra, che sono intermittenti ma cominciano ad esserci».  

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In questo senso Mourinho ha già vinto a Roma. 

«Puoi ben dirlo, quella di Mourinho è una fragorosa vittoria. Ha reso felice una città intera. Io ci vivo a Roma, da anni non vedevo i romanisti così euforici».

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Spallettone a Napoli sta spopolando. 

«Lui è il più grande di tutti, la follia lo aiuta. Ha in testa e canta gli inni dei tifosi del Napoli, sta cercando di costruire un sentimento potente che consenta di superare i momenti difficili che comunque ci saranno. Vincerà, anche se tutti a Napoli a cominciare da lui si toccheranno».  

Tutta l'intervista sull’edizione del Corriere dello Sport – Stadio


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