Effetto Champions ma non solo

Effetto Champions ma non solo© LAPRESSE
Alessandro Barbano
5 min

Togli all’Inter la freschezza atletica, la lucidità sotto rete, la concentrazione in difesa, Brozovic a centrocampo, e ti ritrovi con un punto in tre partite e con lo scudetto che ti sguscia dalle mani, con Napoli e Milan pronti ad agguantarlo. C’è l’effetto Champions dietro il colpo del Sassuolo a San Siro, che riapre il campionato e getta Inzaghi nell’angoscia. Ma non solo. Perché è vero che il City, dopo il cinque a zero contro lo Sporting, cade in casa contro il Tottenham, e che il Psg, dopo lo schiaffo al Real, perde a Nantes uno a tre, a conferma di quanto pesino le fatiche infrasettimanali. Ed è vero che la fatica della gara con il Liverpool la vedi nell’eclissi del contropiede e in quell’attimo sempre in più con cui i nerazzurri si disfano del pallone, consentendo al Sassuolo di recuperare.  

Però la notte dell’Inter ha troppe luci che si spengono allo stesso tempo. Anzitutto quelle di Lautaro e Dzeko. Le prestazioni dell’argentino sono oramai da mesi inguardabili. E il bosniaco nelle ultime due gare, contro gli inglesi di Klopp e ieri contro gli emiliani di Dionisi, non ha fatto di meglio, sbagliando gol che un top player dovrebbe mettere in porta anche con le stampelle. Poi ci sono in difesa distrazioni che fino a qualche settimana fa sarebbero state impensabili. Il vantaggio di Raspadori nasce da un errore di Calhanoglu a centrocampo e da una mancata interdizione davanti all’area, anche se è Handanovic a completare la frittata. Il raddoppio di Scamacca è favorito da un’amnesia di Perisic. L’assenza del regista croato, che è anche l’uomo che corre di più, è per l’Inter una sciagura. Perché né il duttile Barella, né l’intermittente Calhanoglu possono surrogare il senso della posizione e l’equilibrio che Brozovic dà alla manovra. 

Qualcosa di suo, e non poco in verità, ci mette il Sassuolo. Che sa come si prendono le grandi, avendo già battuto il Milan e la Juve. Il suo quattro-due-tre-uno è un modulo flessibile, in grado di attaccare a quattro punte e di difendersi con cinque centrocampisti, grazie alla generosità di Berardi e Raspadori. Traore è uno scrigno pieno di genio e qualche sregolatezza, ma quando parte la squadra si accende e può accadere di tutto. Per qualità di palleggio il Sassuolo di Dionisi è secondo solo agli azzurri di Spalletti. Lo vedi perché gioca senza paura, anche di fronte al pressing dell’Inter, e trova sempre il corridoio per ripartire. Qui c’è da riempire il taccuino di Mancini, perché oltre a Raspadori e Scamacca, che sono il futuro azzurro e anche ieri lo hanno dimostrato, c’è Frattesi, metà regista e metà incursore. Potrebbe far comodo.

Il tributo che il Sassuolo rende alla contendibilità dello scudetto fa il gioco del Napoli. Che stasera può tornare in testa, e che pure viene dalle fatiche di Barcellona. Spalletti ci pensi bene prima di lasciare senza maglia Osimhen. Non è questo il momento migliore per riposare. A Cagliari non sarà una passeggiata.  
 

Il mercato di gennaio e gli impegni di Coppa riducono il gap agonistico e di qualità tra grandi e provinciali. Da qui alla fine nessun risultato è scontato, a prescindere dalla classifica. Se ne facciano una ragione i tecnici delle big che perdono la pazienza, praticamente tutti tranne uno. Mourinho, Gasperini, Inzaghi, Sarri, Allegri e Spalletti hanno collezionato fin qui espulsioni e squalifiche, neanche fossero andati tutti a scuola da Balotelli. Poi ci si lamenta che uno come Zaniolo passi una notte in discoteca, mentre a Trigoria si corre ai ripari per fermare un focolaio di covid. Gli allenatori non possono dare una prova così scadente di disciplina e contegno. Hanno la sala stampa per fare le loro proteste. Anche quando hanno ragione – e Mourinho ne aveva da vendere – è inaccettabile che un professionista strapagato si metta a insultare l’arbitro come un ragazzino fuori controllo. Prendano esempio da Pioli, che pure motivi per farsi cacciare ne avrebbe. E non ha fiatato di fronte all’errore di Serra in Milan-Spezia, costato tre punti. Con i quali, non dimentichiamolo, sarebbe un’altra classifica. 


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