Zoff: "Dopo un gol subito mio padre mi disse che non ero un farmacista"

Il leggendario ex portiere si appresta a festeggiare 80 anni: "Nella nostra famiglia le cose dovevano essere fatte per bene"
Zoff: "Dopo un gol subito mio padre mi disse che non ero un farmacista"
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TORINO - Il prossimo 28 febbraio Dino Zoff compirà 80 anni e la leggenda del calcio si è raccontato nel corso di una lunga intervista a Tv2000 che andrà in onda venerdì 25 febbraio ore 12.20 durante la puntata speciale de 'L'ora solare'. Il mito ha affrontato vari temi sportivi e personali: "Quando giocavo in Serie A, presi un gol e mio padre mi disse 'ma come mai quel gol lì'. Io gli risposi: 'non mi aspettavo che tirasse!'. E lui: 'ma perché, cosa fai? il farmacista? Se non te lo aspetti tu che fai il portiere... Nella mia famiglia quando si facevano le cose si dovevano fare bene. Mio padre diceva che non ha importanza che lavoro fai, l'importante è lavorare bene. Non si parlava molto una volta, ma erano cose 'scritte' dappertutto, anche se non erano scritte. Non c'erano scuse su niente a casa mia".

Rapporto con la famiglia

Sempre sul tema della famiglia, Zoff ha proseguito: "I miei genitori certamente erano orgogliosi, ma sempre preoccupati che dovessi fare le cose per bene. Era una regola. Ogni tanto mi seguivano, però sempre con un certo distacco, non c'era questa pressione. Non c'erano procuratori una volta e si gestiva l'ingaggio personalmente con il presidente. Quando dall'Udinese son passato al Mantova, mio padre disse; vai da solo, impara a vivere. Lui aveva esperienza di tanti anni di guerra. Mia madre era perfetta in tutto, molto dolce, anche se poche coccole, aveva molto da lavorare. Io come nonno cerco di essere... con qualche smanceria in più, ma le smancerie non mi vengono bene. Mi apprezzano così come sono".

Il cambiamento del calcio

In riferimento al mondo del calcio, per l'ex portiere si tratta di uno sport profondamente diverso rispetto a quello che ha vissuto lui da calciatore: "Mancano delle cose importanti che valgono per tutte le generazioni: il comportamento, l'educazione, la visione del prossimo, la dignità, il rispetto per l'avversario. Sono cose che dovrebbero esserci sempre. Dopo aver fatto un gol generalmente mi capitava di non esultare oltre il limite per rispetto degli avversari. Le esultanze? Le cose studiate prima non mi piacciono. Dopo un gol va bene esultare ma un balletto studiato prima della partita non mi piace. Non c'è rispetto dell'avversario. Va bene l'esultanza, ma il balletto no". Parlando invece di Bearzot, suo ct ai Mondiali vinti nel 1982, ha detto: "Un uomo per me fondamentale. Si è giocato la vita per me. Un comandante vero, che fa andare le navi sulla rotta giusta. Era un uomo di cultura anche se sbeffeggiato, aveva tutte le qualità, le sostanze della vita. I media devono fare tante cose, non sempre si riesce a descrivere a fondo un uomo".

Un "narciso friulano"

Zoff allora ha provato da fare un suo ritratto, definendosi un "narciso friulano" che "combatte il narcisismo con i numeri, con il fare": "Io mi sento narciso, però diciamo voglio prendere un po' le distanze da questo mio narcisismo con i numeri, con le partite, con i trofei. Si vabbè sono narciso però ho questo, non è che sono narciso e racconto la favola dell'orso. 'Scusatemi se sono un po' narciso però i numeri sono numeri'. Quindi mi vergogno un po' a chiamarmi bravo, perché poi non sono così bravo, perché i timidi non sono mai così bravi come si presentano".


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