Serie A, perché è il campionato più pazzo d'Europa

Si accorciano le distanze tre le big e le provinciali: più equilibrio ma un passo indietro in Europa. Scudetto di nuovo contendibile ma i numeri svelano anche una fragilità
Serie A, perché è il campionato più pazzo d'Europa
Alessandro Barbano
5 min

Milan-Inter sarà pure, come dice Inzaghi, una partita col coltello tra i denti, ma vale quanto un premio di consolazione. Perché l’occhio delle due squadre è alla serie A. Una vittoria della Coppa Italia potrebbe essere l’uscita di salvataggio per chi, tra i rossoneri e i nerazzurri, dovesse soccombere nella volata finale. O per entrambi, se fosse il Napoli a prevalere. Il derby e lo scudetto s’intrecciano in una settimana caldissima, che culmina domenica al Maradona con Napoli-Milan. Due big match in cinque giorni ipotecano la stagione di Inzaghi, Pioli e Spalletti. Per tutti e tre il campionato sta in cima ai pensieri. 

Ma quanto vale lo scudetto? Non rispetto al suo valore simbolico, che è altissimo, ma rispetto a quello sportivo, che poi è il valore del calcio italiano? Mai negli ultimi dieci anni la testa della classifica è stata così bassa. Milan e Napoli, che la condividono, hanno solo 57 punti. L’anno scorso alla ventisettesima giornata l’Inter ne aveva 65. E negli anni del monopolio bianconero la Juve ne aveva 66 (nel 2020), 75 (nel 2019) e poi, andando indietro nel tempo, 71, 67, 61, 64, 72, 59.  

Cinquantasette punti non dicono solo che il tricolore è tornato contendibile, perché non esiste più una formazione pigliatutto. Raccontano anche una fragilità che coinvolge tutte le squadre di vertice. Negli ultimi cinque anni le prime tre posizioni non hanno mai totalizzato una media così esigua, come racconta la tabella: Napoli + Milan + Inter, diviso per tre, fanno 56,3 punti. Inzaghi ha una partita da recuperare. Ma quand’anche la vincesse, la media delle tre big sarebbe di molto inferiore a quella delle stagioni precedenti. Vuol dire che il campionato è più equilibrato? In qualche modo sì. L’ultima colonna della tabella qui in alto indica la media punti delle ultime dieci squadre in classifica. Oscilla tra i 24 punti del 2018-2019 e i 25,3 di quest’anno (ma ci sono ancora sei partite da recuperare, che potrebbero far crescere questo numero). Che significa? Che la distanza tra le grandi e le provinciali si va riducendo, ancorché lentamente. Non a caso l’Empoli ha vinto fuori casa contro Juventus e Napoli, e lo stesso ha fatto lo Spezia contro Napoli e Milan. Il Sassuolo, che però è nono, quindi sta nella fascia alta della classifica, ha fatto di più: ha battuto Milan e Inter a San Siro e la Juve all’Allianz Stadium.  

Si assottiglia inoltre la distanza tra la prima e la quarta, cioè tra Milan-Napoli a quota 57 e la Juve a quota 50. Sette lunghezze in undici giornate non sono un divario incolmabile. Vuol dire che Allegri è ancora in gioco. Ma anche che la classifica si va compattando: tra la quarta (la Juve) e la quart’ultima (il Cagliari) ci sono venticinque punti di distacco. Negli ultimi cinque anni erano ventotto o ventinove. Queste cifre dicono che la qualità del calcio italiano sta crescendo in diffusione, ma non in eccellenza. Le piccole e le medie migliorano – un esempio tra tutte la Fiorentina, che guadagna rispetto all’anno scorso 16 punti e ha una partita da recuperare -, le big denunciano una stasi, se non un arretramento.  

Se confrontiamo questi indizi con il rendimento nelle Coppe europee, ne abbiamo una conferma. Il Napoli, che è primo in classifica, è stato eliminato nello spareggio per gli ottavi di Europa League dal Barcellona, che è quarto nella Liga, a quindici lunghezze dalla capolista Real Madrid. Si dirà: il Barça è sempre il Barça. Ma prima gli azzurri sono stati scavalcati nel girone dallo Spartak Mosca, che è decimo nel campionato russo. Lo stesso deve dirsi della Lazio, che nel girone ha ceduto al Galatasaray, dodicesimo in Turchia.  

Sospendiamo qui il giudizio sull’Europa, in attesa di vedere che sorte toccherà a Juve e Inter in Champions, all’Atalanta in Europa League e alla Roma in Conference. E contentiamoci per una volta di avere il campionato più pazzo d’Europa, dove tre big, più o meno alla pari, si giocano il titolo nelle ultime undici gare. Visto da dentro le mura del calcio nostrano, lo scudetto brilla ancora di passione. La qualità può attendere. 


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