Arbitri da scudetto? Al designatore mancano i top

Fanno discutere le scelte per Inter e Napoli. A sei giornate dalla fine è ancora tutto in ballo sia per il titolo che per l’Europa e la lotta per non retrocedere. L’unica squadra che non sembra in grado di reggere l’urto di un torneo così in bilico è quella arbitrale guidata da Rocchi. Scopriamo perché
Arbitri da scudetto? Al designatore mancano i top
Edmondo Pinna
4 min

Il destino, per quanto ti sforzi, non lo puoi cambiare. Nei lunghi sfoghi con amici (veri o presunti), parenti e conoscenti, Gianluca Rocchi lo ha sempre (non) ufficialmente detto, provando a scherzarci su: «Quando arbitravo, capitava che sbagliassi qualcosa in una partita e veniva giù il mondo. Ad altri, magari, l’errore passava inosservato perché la squadra che lo aveva subito vinceva tre, quattro a zero. Adesso è lo stesso: a chi poteva capitare un campionato ancora tutto aperto?». Sintesi perfetta: il paragone, in campo come dietro la scrivania, è con Nicola Rizzoli, sempre un’incollatura davanti anche perché portatore sano di destino differente. I suoi campionati da designatore (dalla stagione 2017-18 alla 2020-21) sono finiti praticamente subito, con Juve e Inter dominanti e i giochi fatti già a metà stagione. Adesso no. Adesso il primo campionato di Rocchi da Gran Mogol arbitrale a sei giornate dalla fine vede quattro squadre in lotta per lo scudetto in sei punti (Milan, Inter, Napoli e Juve), gli stessi per le quattro in lotta per l’Europa (Roma, Lazio, Fiorentina e Atalanta), mentre sono sette le lunghezze da gestire nella corsa salvezza (dai 29 punti della Samp ai 22 del Genoa, posto che la Salernitana deve recuperare due gare). Se al karma negativo aggiungete la peggiore classe arbitrale degli ultimi 30 anni, capirete il motivo per cui il designatore scelto dalla Figc in estate continua a guardarsi allo specchio, chiedendosi: «Perché?».

Arbitri non sempre all'altezza

Allora saranno loro gli arbitri dello scudetto. Non poteva capitare in un momento peggiore, per stessa ammissione di chi guida un manipolo di fischietti non sempre all’altezza, per scelte scellerate dell’AIA di ieri (ma pure di quella di oggi). Prendete il turno di Pasqua. Nessuno che abbia più d’una scelta avrebbe fatto rientrare Di Bello in campo in una gara del Napoli (per di più contro la Roma: parliamo di un big match decisivo per scudetto e Europa) dopo che contro gli azzurri, appena due settimane fa (3 aprile) non aveva visto un rigore grande come una casa (Musso su Mertens), prima di essere salvato dal VAR. Questione di na due settimane fa (3 aprile) non aveva visto un rigore grande come una casa (Musso su Mertens), prima di essere salvato dal VAR. Questione di opportunità, ma anche di coerenza tecnica: se hai sbagliato, il rientro deve avvenire in maniera graduale; se invece lo forzi in un big match allora hai messo da parte (o magari lo hai dovuto fare per forza) la meritocrazia, basandoti solo sull’impatto mediatico, assolutamente scarso (il Napoli ha poi vinto nettamente). Se queste sono le nuove regole, evitiamo di parlare di crescita: su quali basi? , ma anche di coerenza tecnica: se hai sbagliato, il rientro deve avvenire in maniera graduale; se invece lo forzi in un big match allora hai messo da parte (o magari lo hai dovuto fare per forza) la meritocrazia, basandoti solo sull’impatto mediatico, assolutamente scarso (il Napoli ha poi vinto nettamente). Se queste sono le nuove regole, evitiamo di parlare di crescita: su quali basi?

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