Roma e Lazio ci arrivano da situazioni opposte

Roma e Lazio ci arrivano da situazioni opposte© BARTOLETTI
Alberto Polverosi
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Senza Dybala e senza Milinkovic, al derby mancherà la punta più alta della qualità. Senza Immobile, alla Lazio mancherà pure il miglior centravanti del calcio italiano da una mezza dozzina di anni a questa parte. Ma se la Lazio, con o senza i suoi campioni, decide che è il momento di rimettersi a giocare, lo sa fare meglio della Roma. Il problema, per Sarri, è che non sempre il gioco ha la meglio sulla forza, sulla solidità, sulle certezze che un allenatore come Mourinho è riuscito a trasmettere alla Roma.

Le due squadre arrivano al derby in momenti e situazioni diverse, quasi opposte. La Lazio da due sconfitte di fila con una “retrocessione” europea, la Roma da due vittorie di fila, con quel secondo tempo contro i bulgari che rientra in pieno nello stile di Mourinho. Quando tutto sembra perso, Mou risorge. Basta ricordare l’anno del triplete, a Kiev era praticamente fuori dall’Europa, poi riprese partita, qualificazione e alla fine conquistò la Coppa.

La Lazio ha fatto 4 gol a Cremona, 4 allo Spezia, 4 a Firenze, poi 0 con l’Udinese e 2 a Bergamo prima di schiantare in casa con la Salernitana e di perdere qualche giorno dopo a Rotterdam. Dove prima di incassare quel gol assurdo stava giocando la partita giusta, offensiva, propositiva, da Lazio di Sarri insomma. E non cambierà nel derby, non può cambiare, non sa cambiare e non vuole cambiare. La Roma dovrà aspettarsi la stessa Lazio di sempre, con la faccia rivolta sempre verso Rui Patricio, ordinata ed efficace nelle uscite da dietro, ma anche esposta alle ripartenze. La Lazio ha segnato 24 gol, la Roma 8 di meno, ha subìto 8 gol, la Roma 3 di più, eppure in classifica Mourinho ha un punto in più di Sarri. Il dato numerico si potrebbe tradurre in una parola: equilibrio. La Roma è più pesante della Lazio, decisamente più fisica come spiegano bene anche i tanti gol segnati su calcio d’angolo, se poi a Sarri manca anche Milinkovic i centimetri e i muscoli (insieme alla classe) diminuiscono ancora. Forse è per questo che il tecnico toscano è alle prese anche stavolta con un dubbio in mezzo al campo: se gioca Luis Alberto, che non è mai stato uno dei preferiti di Sarri, aumenta la tecnica (almeno sotto questo aspetto pareggia, o si avvicina a pareggiare, l’assenza di Milinkovic), ma perde la consistenza che gli garantisce Basic.

Anche il dubbio di Mourinho è alla base di una scelta più generale: Matic (apparso in ottima forma) o Camara, il ragionamento e l’intelligenza, oppure il dinamismo e l’aggressività. Il vantaggio tecnico della Lazio sta probabilmente nella maggiore rapidità del trio d’attacco Pedro-Felipe Anderson-Zaccagni rispetto al trio di difesa romanista Mancini-Smalling-Ibanez, forse più esposto all’infilata senza il riferimento che darebbe Immobile. Sia chiaro, Sarri avrebbe preferito mille volte che al centro del suo attacco ci fosse Ciro, anche perché avrebbe avuto poi una soluzione in più durante la partita ed è impossibile dargli torto. Quella soluzione che Mourinho ha subito a disposizione: Nicolò Zaniolo. Se questo ragazzo si presenta nel derby lo stesso atteggiamento e la stessa ferocia con cui è entrato nel secondo tempo col Ludogorets sarà un problema grosso anche per Casale e Romagnoli. Non solo per una ragione tecnica, ma anche tattica: da dove parte Zaniolo? Chi se ne dovrà occupare in prima battuta? Il problema è che non sai mai cosa passa per la testa al giovanotto. E poi, chissà, il derby potrebbe essere deciso dai giocatori con meno tecnica ma più corsa, dagli esterni che nella Roma partono un po’ più avanti rispetto a quelli della Lazio, ma anche Marusic e soprattutto Lazzari arrivano sul fondo in piena velocità come Karsdorp e Zalewski, se i due saranno preferiti a El Shaarawy.


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