Inter e Milan, la sfida su due teatri

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Inter e Milan, la sfida su due teatri© Inter via Getty Images
Alessandro Barbano
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A due giorni dal ritorno della semifinale con l’Inter, per Pioli le speranze di qualificarsi in Champions sono appese alla sentenza della giustizia sportiva sulla Juventus. Perché ribaltare i due gol di svantaggio martedì sera e puntare poi a vincere la Coppa contro Real o City non pare più facile di rimontare in tre partite cinque punti sulla Lazio (quattro non bastano, perché negli scontri diretti Sarri è in vantaggio) o sei sulla stessa Inter (cinque non bastano perché, pur essendo alla pari negli scontri diretti, Inzaghi vanta una differenza gol complessiva migliore).

La qualificazione nella più importante competizione europea è un risiko dalle mille incognite, in cui può infilarsi anche la Roma. Non solo perché facendo sua l’Europa League vi entrerebbe di diritto, mettendo anche a rischio il posto della quarta classificata, ma perché stasera Mourinho, vincendo a Bologna, può agguantare Pioli a quota 61 punti, e contare poi sulla penalizzazione della Juve che, tra l’altro, regolerà i conti con il Milan il 28 maggio a Torino. Questo per dire che la competizione per un posto in Champions da oggi si gioca soprattutto tra Milan e Roma e sue due teatri: in serie A e in Europa. Il tecnico giallorosso ha portato in Emilia una comitiva di teenager, lasciando i big a casa. Facendo intendere di puntare sulla vittoria dell’Europa League con maggiore fiducia rispetto a una rimonta in campionato. Eppure il termometro del campo misura una caduta di tono per i rossoneri che somiglia a una crisi, e che suggerirebbe al portoghese di non mollare del tutto la presa sul campionato. Contro lo Spezia Pioli ha risparmiato parte dei suoi titolari, in vista del proibitivo incontro di ritorno con l’Inter, e ha dovuto constatare una volta di più che il «Milan due» è una squadra destinata a soccombere contro una provinciale in lotta per la salvezza. Perché i rincalzi sono il suo male oscuro. Il contributo stagionale di Rebic, Origi, Pobega, Adli, Ballo-Touré è al di sotto delle più prudenti aspettative. Nel caso di De Ketelaere poi, la sua prima annata in rossonero è addirittura un flop. Se metti a confronto il rendimento e l’apporto causale di questi atleti ai risultati rossoneri con quello delle riserve di Spalletti, puoi spiegarti almeno parte di quei ventidue punti di distacco che separano il Napoli dal Milan e che oggi potrebbero diventare venticinque. È una lezione che chiama il management milanista a un’autocritica senza sconti. L’Inter invece ha molti motivi per guardare con fiducia al futuro. Non solo per le sei vittorie di fila, cinque in campionato e una in Champions, con cui ha ribaltato una stagione che sembrava destinata al fallimento, e che invece ora la vede candidata a giocarsi il trofeo in Coppa Italia e sul podio europeo, e quasi certa di qualificarsi tra le prime quattro in Serie A. Ciò che più di ogni altra cosa rallegra Inzaghi è un recupero di condizione degli uomini in grado di fare la differenza: Lukaku e Lautaro davanti, Brozovic e Mkhitaryan a centrocampo, tutti e quattro decisivi ieri contro un Sassuolo per niente arrendevole, che pure nel primo tempo ha palleggiato tra le linee meglio dei nerazzurri. Se in cima sono scintille, in coda la vittoria dello Spezia sul Milan apre un triangolare caldissimo per la salvezza. Il Lecce ha ancora due punti di vantaggio sui liguri di Semplici e sul Verona, e un calendario migliore, ospitando proprio lo Spezia al Via del Mare domenica prossima. Baroni può mettersi in sicurezza vincendo, oppure riaprire - suo malgrado - i giochi negli ultimi centottanta minuti del campionato.


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