Fiorentina-Roma, alcuni buoni segnali per l'Europa

Leggi il commento alla prestazione di viola e giallorossi in vista delle finali di Conference ed Europa League
Fiorentina-Roma, alcuni buoni segnali per l'Europa© LAPRESSE
Alberto Polverosi
4 min

Possono bastare anche 4 minuti per stravolgere una partita di calcio. Stavolta sono stati sufficienti alla Fiorentina per ribaltare la Roma. Che nei primi 45 aveva dato l’impressione di avere la testa giusta per Budapest. La Fiorentina, invece, sembrava più vicina, e per questo disturbata, alla sua prima finale stagionale di Coppa Italia persa contro l’Inter. Perché alla fine, il senso di Fiorentina-Roma era questo, capire come stavano le nostre due finaliste europee. Il problema è che la risposta, in prospettiva Coppe, va considerata attendibile fino a un certo punto. Troppe riserve, troppi giovani di qua e di là, agli osservatori meno giovani sarà tornato in mente il campionato De Martino (anni ‘50, ‘60 e ‘70, poi finì lì), quando in campo andavano titolari che avevano bisogno di recuperare la condizione (Smalling), riserve (in abbondanza: Italiano ne aveva cambiati 8 rispetto alla finale con l’Inter) e ragazzini (tanti, sul fronte romanista).

La forza dell'identità della Roma

Se prendiamo per buono il primo tempo, la Roma può sentirsi ancora più forte della sua identità. Ha lasciato la palla alla Fiorentina, come la lascerà al Siviglia, e appena ha avuto spazio (e ne ha avuto fin troppo) ha colpito, con un gol, poi con una doppia, clamorosa occasione e infine con un altro paio di conclusioni pericolose. Se Smalling ha inviato a Mourinho un messaggio chiaro (“sono pronto”), altri ne sono arrivati da giocatori che potrebbero partire dalla panchina a Budapest, come El Shaarawy (sarà dura lasciarlo fuori, a meno di problemi fisici) e Bove, ma anche come Wijnaldum. José si sentiva confortato e lo era davvero. Poi è successo qualcosa che il portoghese non aveva previsto o forse aveva sottovalutato o, più probabilmente, non gli interessava proprio, perché ormai la testa era al Siviglia. Fuori Smalling, fuori El Shaarawy, fuori Wijnaldum da una parte, dentro Terzic, Dodo, Kouame dall’altra, due ali e due centravanti. Fuori la Roma attenta e pungente, dentro la Fiorentina aggressiva e pressante. C’è da scommettere che a Budapest, se la Roma si troverà in vantaggio, non si farà sorprendere come è capitato a Firenze. E avendo dentro Smalling, accanto a Mancini, forse non rischierà nemmeno di prendere quei gol con l’area piena di giocatori.

La reazione della Fiorentina e il record stagionale

Ma il punto è che la Roma si è fatta schiacciare dalla reazione della Fiorentina e del suo stadio (33.000 spettatori anche ieri, dopo lo spettacolo di mercoledì all’Olimpico), se succedesse anche in finale, sarebbe un bel guaio. Questo è da evitare. Versante opposto. Qui le indicazioni sono meno attendibili per due motivi. Il primo è che nelle gambe e nella testa dei viola c’era ancora la finale di Coppa Italia persa, senza meritare di perdere, contro l’Inter. Il secondo è che il West Ham arriverà fra 10 giorni. C’è tempo. Nei primi 45’ la squadra era slegata, debole, poco centrata sulla partita. Poi si è sciolta, i cambi di Italiano hanno spinto la Fiorentina in avanti e la vittoria consente ai viola di puntare ancora all’ottavo posto. In vista della finale di Conference League, il dato più incoraggiante è quella straordinaria volontà di riprendere il risultato, la rabbia della squadra, la voglia di salutare con una vittoria la sua gente. E anche un altro dato, anzi, un altro giocatore ha dato a Italiano la risposta che voleva: Luka Jovic. Ha segnato il gol del pareggio, ma già prima era stato ben presente nel gioco della Fiorentina. Sul piano tecnico si è sempre fatto preferire a Cabral, ieri quel gol può averlo spinto alla maglia da titolare contro i londinesi. A Praga la Fiorentina giocherà la partita numero 60 della sua stagione. Un record. E’ la dimostrazione che i viola hanno meritato tutto quanto hanno ottenuto.


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