Milan e Lazio, categorie differenti

I biancocelesti sono tornati indietro dopo la vittoria con il Torino. Pioli ha cinque creatori di gioco in organico: pochi al mondo se lo possono permettere
Milan e Lazio, categorie differenti© © Marco Rosi / Fotonotizia
Alberto Polverosi
3 min

Per giocare alla pari del Milan, la Lazio ha speso quello che non aveva. Un tempo in equilibrio, poi la differenza si è vista e anche bene. Quarantacinque minuti da Premier League, a pieno ritmo, con tanto agonismo, tanta corsa, tanti falli. Ma quando sulla scena è entrata la qualità del Milan l’equilibrio è finito. Dall’ultimo minuto del primo tempo (doppia palla-gol dei rossoneri) all’ultimo minuto del secondo, la Lazio è stata solo volontà, solo sforzo fisico. Non ce l’ha fatta a salire sul livello del Milan, la distanza tecnica, individuale e anche collettiva, era impossibile da colmare. Impossibile per Marusic contenere Leao, impossibile per Hysaj chiudere su Pulisic, sono categorie differenti. C’è una ricchezza nella squadra di Pioli che in questa partita è stata fin troppo evidente.

Pioli e l'abbondanza di registi che nessuno ha

Non pensiamo solo all’attacco, ma anche al centrocampo. E’ fuori il regista titolare della scorsa stagione (Bennacer), è fuori il regista titolare di questa stagione (Krunic), Pioli a Cagliari ha messo lì Adli che è stato fra i migliori così come ieri pomeriggio, poi lo ha tolto a metà ripresa e ha spostato Reijnders (altra partitona) in quella posizione, mentre in Sardegna aveva dirottato Musah al centro. Se non vogliamo chiamarli “registi”, sono quanto meno cinque creatori di gioco in organico: pochi al mondo se lo possono permettere e Pioli, con tutti loro, ha fatto un lavoro da grande allenatore.

Milan e Lazio dovevano capire se le ultime due vittorie, a Cagliari per il Milan e all’Olimpico contro il Torino per la Lazio, erano davvero il segnale della ripresa dopo gli schiaffoni del derby per i rossoneri e le tre sconfitte nelle prime 5 partite per i laziali. Era la partita giusta per misurarsi la pressione. Il risultato è chiaro a tutti: sta meglio, molto meglio il Milan che dalla sconfitta con l’Inter poteva uscire con le ossa rotte e invece eccolo di nuovo bello e splendente. Segno di serenità e di personalità. Il suo primo posto è legittimato dal gioco, dall’organizzazione della squadra, da una solidità difensiva messa in dubbio solo nel derby: togliendo quei 5 gol presi tutti insieme, il Milan ne ha subiti solo 3 in 6 partite.

La Lazio è tornata indietro

Dopo la vittoria sul Torino, la Lazio è tornata indietro. Anche nel primo tempo, quando era ben dentro la partita, faticava tanto a mettere insieme l’azione pericolosa. Faticava troppo se si considera quello che invece capitava nella stagione scorsa, quando la manovra nasceva limpida e piena d’armonia. Castellanos non è Immobile, ma si sapeva, così come Guendouzi e Kamada non arrivano alla statura di Milinkovic. Però i dati sono ancora più brutti, più preoccupanti, la Lazio ha perso già 4 partite nelle prime 7 giornate, ha 7 punti in meno, segnato 6 gol in meno e ne ha subìti 5 in più dell’anno scorso. E’ una squadra che è arrivata seconda nell’ultimo campionato, ora siamo di fronte a una squadra che non si ritrova, non si riconosce. Non è allo sbando, ma cerca di arrangiarsi non di giocare, non di imporsi. E non ce la fa lo stesso.


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