Lazio-Milan, il diavolo è Di Bello

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Ivan Zazzaroni
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Di Bello, pochissimo. Anzi, troppo: un rigore non concesso nel primo tempo per un intervento di Maignan su Castellanos e, intorno all’ora, l’espulsione di Pellegrini che l’arbitro avrebbe evitato se solo avesse fermato il gioco dopo aver visto Castellanos a terra, colpito al volto. Giratosi istintivamente dalla parte opposta per seguire l’azione, ha invece mostrato il secondo giallo al laziale che s’era fermato, convinto dell’inevitabile interruzione. Meno convinto era stato Pulisic che l’azione l’aveva proseguita svignandosela e inducendo il difensore alla trattenuta fallosa.

Il dieci contro undici vissuto come pura ingiustizia ha trasformato la partita da pulita in sporchissima, i nervi sono saltati al punto che la Lazio ha chiuso in 8, fuori anche Marusic e Guendouzi. Per certi versi imbarazzante il rosso al francese: avviato il contropiede con tutta la disperazione di chi insegue il pareggio, è stato trattenuto vistosamente e per qualche secondo da Pulisic al quale, in assenza del fischio arbitrale, si è ribellato altrettanto vistosamente. Potrei aggiungere che l’azione del gol di Okafor è viziata in partenza da un fallo di Thiaw su Immobile, ma rischierei l’accusa di persecuzione. La verità è che quando un arbitro perde il controllo della partita gli effetti possono risultare intollerabili. Giuro che avrei preferito non dovermi occupare di lui, ma non mi è stato possibile.

Spostando l’attenzione sul prossimo, importantissimo impegno della Lazio, che è meglio della sua classifica, credo che quella della prima parte potrebbe anche pensarsi qualificata ai quarti di Champions: è in grado di togliere il pallone al Bayern attuale (pari a Friburgo) o di recuperarlo con frequenza come ha fatto col Milan. Il rientro di Zaccagni, l’aggressività e l’efficacia di Vecino nell’interdizione e la presenza di Felipe più al centro del gioco hanno fatto prevalere a lungo la mediana di Sarri su quella di Pioli. Che ora ha 8 punti in più dello scorso anno e la Superchampions in tasca. Se non piace più a Gerry, se ne farà una ragione. Non credo facilmente.


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